Sei persone, quattro uomini e due donne, sono state arrestate dalla polizia per aver rapito un uomo gravemente disabile. I sei, inoltre, lo hanno legato e torturato lentamente, riprendendo anche le loro gesta con lo smartphone.
Dai filmati da loro registrati, infatti, emergono una lunga serie di torture indicibili ai danni della loro vittima. È accaduto a Manacor, in provincia di Maiorca, nelle Isole Baleari. Come riporta 20minutos. La vittima è un uomo disabile di 30 anni:
sarebbe stato attirato dal branco con l’inganno la settimana scorsa e tenuto prigioniero per oltre due giorni. Uno degli aguzzini aveva, infatti, avrebbe invitato a casa sua il 30enne.
Lì, poi, si sono consumate violenze indicibili. Dopo avergli messo del nastro adesivo sulla bocca per non farlo urlare, il branco ha iniziato a torturarlo, tatuandogli due peni sul volto e cucendo le sue dita dei piedi.
Dopo la fine dell’incubo, il 30enne era stato portato in ospedale, dove è stato sottoposto alle cure necessarie per le ferite riportate. Successivamente, l’uomo aveva deciso di sporgere denuncia presso il commissariato della città e le indagini hanno consentito di risalire in pochi giorni ai suoi aggressori, che poi sono stati arrestati e saranno interrogati proprio in queste ore.
In Italia ci sono 3 milioni di persone con disabilità e spesso, tra i fatti di cronaca, leggiamo episodi di maltrattamenti ai danni di queste persone da parte dei propri badanti.
I disabili rappresentano il 5% della popolazione italiana. Di queste persone, 700 mila hanno problemi di movimento, oltre 200 mila hanno difficoltà sensoriali e quasi 400 mila soffrono di limitazioni che non consentono di svolgere le normali funzioni di vita quotidiana.
Non sempre le famiglie possono prendersi cura di loro, per questo molti si affidano alle cure delle badanti. L’obiettivo, ma soprattutto la speranza di una persona con disabilità nell’accogliere in casa un estraneo, è di poter essere assistiti e aiutati a condurre una vita serena e sicura.
Alle molteplici forme di discriminazione che, ancora oggi, affliggono le persone con disabilità, si aggiungono i reati compiuti nei loro confronti motivati da pregiudizio e avversione che in alcuni paesi vengono definiti “crimini d’odio” per evidenziare quei reati che vengono commessi contro le persone per motivi di religione, genere, orientamento sessuale, provenienza nazionale e disabilità.
Oltre all’aggravante dell’aver commesso un reato nei confronti di una persona ritenuta vulnerabile, queste aggressioni rivelano il pregiudizio che fa considerare la persona con disabilità appartenente ad uno strato inferiore dell’umanità.
Sono reati gravi che fanno risuonare un campanello d’allarme sullo stato di benessere della nostra società di fronte al quale non possiamo restare in silenzio.