Elisabetta ha 35 anni e vive in provincia di Pavia. Ha un sogno: diventare mamma. Ma un giorno scopre di avere un tumore al seno. Lo stesso che ha colpito sua madre due mesi prima. È un duro colpo per lei e per il suo compagno.
Per fortuna, Elisabetta non si arrende. Si affida ai medici dell’ospedale San Matteo di Pavia, che la operano e la curano. Le dicono che ha una mutazione genetica che aumenta il rischio di cancro. Le prescrivono una terapia ormonale di cinque anni, che potrebbe impedirle di avere figli.
Ma Elisabetta non perde la speranza. Grazie a un nuovo studio internazionale, coordinato dal professor Matteo Lambertini, oncologo e ricercatore dell’Università di Genova, scopre che la gravidanza dopo il cancro è possibile e sicura. Lo studio, pubblicato sulla rivista Jama, dimostra che non ci sono rischi di recidiva o di complicanze per la mamma e per i bambini.
Così, Elisabetta decide di interrompere la terapia ormonale dopo due anni, seguendo i criteri di un altro studio chiamato “Positive”. Riprende il suo progetto di maternità, con il sostegno del dottor Fedro Peccatori, oncologo dell’IEO, e della dottoressa Chiara Cassani, ginecologa del San Matteo. Entrambi la seguono come angeli custodi.
Il sogno di Elisabetta si avvera. Nel 2019 nasce la sua prima figlia, Sofia. Nel 2021 arriva la seconda, Giulia. Due meravigliose bambine, sane e felici. Elisabetta è una mamma orgogliosa e grata. Ringrazia i medici che l’hanno aiutata e ascoltata. E racconta la sua storia attraverso l’associazione aBRCAdabra, che si occupa di persone mutate.
La storia di Elisabetta è una testimonianza di coraggio e di speranza. Ma anche di scienza e di progresso. Lo studio di Lambertini, infatti, è il primo a fornire dati solidi sulla sicurezza della gravidanza dopo il tumore al seno associato a mutazione BRCA. Una mutazione che riguarda circa il 5% dei casi di cancro al seno.
Tuttavia, non tutti gli oncologi sono convinti che la gravidanza sia sicura dopo il tumore al seno. Secondo Lambertini, uno su tre ha ancora dei dubbi. E se la donna ha il tumore e la mutazione, la percentuale sale al 45%. Quindi, c’è ancora molto da fare per informare e sensibilizzare i medici e le pazienti.
Per questo, la chirurga senologa Alberta Ferrari, responsabile della struttura “tumori eredo-famigliari” presso il Policlinico San Matteo, conclude: “Oggi finalmente siamo in grado di rassicurare le donne, fin dallo sviluppo della malattia, che esiste un futuro possibile anche per chi progettava una maternità”.
Fonte: Fanpage
Per restare aggiornati sulle ultime novità di Gossip, Politica, Cronaca e Attualità non ti resta che consultare il nostro canale WhatsApp e ricevere gli aggiornamenti: https://whatsapp.com/channel/0029Va98j39A2pLCrvzsr50C
Consulta il nostro sito http://retenews24.net