Cronaca di un anno oscuro – ‘L’Ira di Dio – La peste a Napoli nel 1656’ di Antonio Orselli
Venerdì 28 novembre, alle ore 18:00, Centro Pentamerone (Via Fratelli Magnone 20 – Napoli)
Nel cuore della Napoli del Seicento, in un anno in cui la storia sembrò piegarsi su sé stessa, Antonio Orselli colloca il suo nuovo libro ‘L’Ira di Dio – La peste a Napoli nel 1656’, pubblicato da Homo Scrivens
È un’opera che si colloca a metà strada tra la ricostruzione storica e il racconto antropologico, con una voce che riesce a tenere insieme la precisione dello storico e la sensibilità dello scrittore capace di captare il battito di una città ferita. A dialogare con l’autore sarnno l’editore Aldo Putignano e Francesco Bellofatto, giornalista e saggista, da anni impegnato nel raccontare i mutamenti della società e della cultura meridionale. La musica di Lello Ferraro accompagnerà l’atmosfera della serata con una dimensione emotiva in sintonia con il tono del libro
Il libro di Orselli nasce dalla volontà di restituire al lettore un anno che rappresenta uno spartiacque nella storia di Napoli: quel 1656 in cui la peste travolse la capitale del Viceregno spagnolo, decimandone la popolazione e trasformandone per sempre la struttura sociale, urbana, economica e immaginaria. L’autore attinge a documenti d’archivio, relazioni sanitarie, cronache dei religiosi, corrispondenze private e provvedimenti pubblici, componendo una trama documentaria che non si limita alla cronaca degli eventi ma entra nell’intimità di una città attonita, smarrita, sconvolta dalla rapidità del contagio e dalla violenza con cui la morte occupò le strade e le case.
In questo senso ‘L’Ira di Dio’ non è un semplice resoconto della pandemia seicentesca, ma un viaggio dentro l’anima collettiva di Napoli. La peste trasformò i rapporti umani, i comportamenti quotidiani, i rituali del lutto; cambiò il modo di percepire il corpo: il contatto divenne pericoloso, la vicinanza un rischio mortale, e la città imparò a diffidare di sé stessa.
‘L’Ira di Dio’ è un libro che parla del passato ma che risuona profondamente nel presente. La pandemia del 1656 diventa una chiave per interrogare le reazioni umane al trauma collettivo, i meccanismi di difesa, le forme di adattamento e le trasformazioni dell’identità comunitaria. È, in altre parole, un’indagine sul comportamento di un’intera città davanti all’ignoto, all’invisibile, a quella ‘ira di Dio’ che molti credevano fosse la causa del disastro.
