Meno di 72 ore dividono il futuro del governo da quella che sarà la decisione di Mario Draghi che terrà mercoledì alla Camera e al Senato: saranno precisamente “comunicazioni fiduciarie” con intervento del premier, discussione e voto nominale su risoluzioni di fiducia. E’ quanto chiarito dal presidente della Camera Roberto Fico alla conferenza dei capigruppo dove è arrivata la richiesta dei presidenti dei gruppi di centrosinistra e M5S: “Draghi, tenga le sue comunicazioni prima alla Camera e il successivo voto di fiducia e poi in Senato”.
La Lega non ci sta e attacca: “Basta giochi di Palazzo di 5S e Pd, Draghi prima al Senato”. Cresce il pressing del centrodestra per il voto. In prima linea c’è Giorgia Meloni: “La sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno alle urne. Possono fuggire ma arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”, scrive su Facebook. È la linea decisa dall’incontro a Villa Certosa con Silvio Berlusconi (“Non si governa più con i 5S, pronti a votare subito”). Ci sono venti di una nuova scissione nel M5S.
Non si esclude l’uscita di 35-40 parlamentari mentre Luigi Di Maio lavora a una scissione bis. Cresce, intanto, l’appello bipartisan dei sindaci per convincere Draghi a restare a Palazzo Chigi: sono oltre mille, si apre uno spiraglio.