Crisanti in tv da Giletti demolisce i colleghi: “L’ambiente scientifico italiano è un po’ provinciale”

29 Novembre 2020 - 22:00

Crisanti in tv da Giletti demolisce i colleghi: “L’ambiente scientifico italiano è un po’ provinciale”

Polemiche dopo dichiarazioni sul vaccino, Crisanti: “L’ambiente scientifico italiano è un po’ provinciale” queste le parole forti del virologo dopo il grande polverone sulla questione vaccini, a non E’ L’Arena di Massimo Giletti. Il conduttore pone l’attenzione sul caso del momento che ha scatenato una polemica generale tra virologi.

Ma andiamo nei dettagli della polemica del noto virologo che ha salvato il Veneto nel momento piu’ acuto dell’epidemia.

“Mi è stata fatta una domanda: lei lo farebbe oggi? Oggi il vaccino non lo farei perché ci sono solo dati relativi agli annunci delle aziende e perché oggi non ci sono le conoscenze sufficienti”. Così Andrea Crisanti, direttore di microbiologia e virologia all’Università di Padova. “Quando la comunità scientifica l’avrà vagliato – ha detto Crisanti – me lo faccio. Non capisco dove sia il problema. Io sono uno dei firmatari-proponenti della vaccinazione antinfluenzale, come faccio ad essere contrario a un vaccino? Questa è una autentica strumentalizzazione. Io sto dicendo che per fare un vaccino, io personalmente, voglio che sia approvato e voglio vedere i dati”. Le reazioni Sul vaccino “innanzitutto dovremo aspettare la certificazione dell’ente regolatorio.

È vero che è andato tutto molto veloce, ma è anche la prima volta che sono stati messi così tanti finanziamenti, ed è la prima volta che vengono trovati dei volontari per la sperimentazione in un tempo così rapido. È la prima volta che il mondo si confronta con qualcosa di nuovo. Quindi credo che Crisanti su questo sbagli: il vaccino sarà sicuro. Quando arriverà il vaccino, e io rientrerò nelle categorie che possono farlo subito, lo farò”. Cosi’ il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, a Rainews24. “Le affermazioni del professor Crisanti sul vaccino anti-Covid sono gravissime. Insinuare dubbi sulla scientificità dei vaccini è anacronistico e fuorviante per la gente”.

Lo scrive l’infettivologo Matteo Bassetti su facebook. “Credo che la comunità scientifica tutta insieme dovrebbe prendere le distanze – aggiunge Bassetti – da ciò che è stato detto. Questo è il suo pensiero e si deve assumere tutte le responsabilità in un momento del genere dove il Paese ha bisogno di essere unito”. “Se ci fosse un vaccino contro Covid-19 oggi, o il primo vaccino oggi in Italia commercialmente disponibile, lo farei senza la minima esitazione, tanto per essere molto diretti”. A precisarlo è il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli. L’esperto, tornando sulle polemiche sollevate da alcune dichiarazioni del virologo Andrea Crisanti, sottolinea: “A maggior ragione questo dovere morale e questa sensibilità deve permeare il personale esposto a rischio professionale e al rischio poi di diventare sorgente di contagio per chi ci affida il bene più prezioso che ha, cioè la salute propria e dei propri congiunti”.

 

Massimo Giletti gli chiede quale sia la differenza tra i tre tipi di vaccino e Crisanti: “Esistono tre tipi di vaccino. Uno è generico, a tipo RNA e sono quelli di Moderna e Pfizer, differiscono perchè moderna sfrutta un brevetto proprio sulla stabilizzazione della molecola RNA che è molto instabile e quindi di fatto non ha bisogno della catena del freddo così estrema. Dopodiché c’è il vaccino AstraZeneca che è un vaccino a vettore virale, in pratica impacchetta, incapsula parte dell’acido nucleico del virus che non è in grado di replicarsi e stimola un’infezione. E poi c’è un terzo vaccino più tradizionale, i cui risultati non sono ancora disponibili che è fatto con componenti proteiche del virus ma di questo ne sapremo di più tra 5 o 6 mesi. La capacità di sviluppo del vaccino ha sorpreso tutti, in genere ci vogliono dai 5 agli 8 anni, qui siamo arrivati in meno di un anno. A gennaio o febbraio vedremo le prime dosi di vaccino”.

Giletti mette a fuoco anche un altro problema: l’Italia non pronta per lo stoccaggio e la distribuzione del vaccino. Crisanti risponde: “In effetti, è una sfida immane, la distribuzione a -80° impone un grande investimento. Vedremo. C’è da dire che non siamo pronti come la Germania, ma la maggior parte degli ospedali italiani ha dei frigoriferi a -80 quindi in una prima fase si potrebbe pensare di usare queste celle in stock”.

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