Padre impedisce al figlio di lavarsi per eccessivo consumo di acqua e gas. Ha dell’incredibile la vicenda familiare che ci arriva direttamente dal capoluogo piemontese, Torino :un padre ha impedito per molto tempo al figlio di usare acqua calda per lavarsi. Ancora più assurdo è che ha giustificato il suo incredibile gesto per un’ igiene sin troppo accurata per i suoi gusti. Il “convivente” dunque consumava in maniera eccessiva acqua e gas incidendo fortemente sulle bollette da pagare. Di fronte ai carabinieri accorsi sul posto, il sessantunenne non ha smentito una tale negazione di acqua necessaria a lavarsi. Addirittura ha rincarato la dose, affermando che l’incredibile costo non era più sostenibile per le per le sue tasche e che dunque andava boicottato in ogni modo.
L’incredibile diniego nei confronti del figlio ad accedere all’acqua potabile.
Vediamo come sono andati i fatti, e se tutto questo non fosse avvenuto sul serio, ci sarebbe davvero da
sbellicarsi dalle risate per l’ incredibilità del fatto stesso. Le considerazioni del padre verso il figlio riguardo il
suo assoluto desiderio di igiene erano ormai sempre più drastiche e negative. Le stesse avevano
alla base l’incapacità del genitore di capire il perché dell’ eccessivo consumo di acqua per lavarsi da parte. Infatti per il “pater familias” o “padre padrone” se così lo si vuol definire, il figlio passava troppo tempo nella sua vasca da bagno a
divertirsi con l’acqua corrente che scendeva copiosa dalla doccia. Così, proprio per questa sua incapacità di
capire che si dava troppo agli sprechi, aveva impedito di accedere all’acqua potabile e dunque di lavarsi. Il genitore riteneva
che il “prolungato atto di lavarsi” non potesse assolutamente essere in linea con il suo i canoni di pagamento e
che soprattutto questo suo eccesso di igiene gravasse in maniera sin troppo esosa sulle bollette di acqua e gas.
Così, sempre secondo il capofamiglia, i costi da sostenere erano sin troppo alti. Questo circolo vizioso che scatenava l’ ira e le liti. E i tentativi litigiosi da parte del figlio di farsi una doccia, non facevano altro che creare ulteriori tensioni.
Troppe docce, l’ennesima lite
Al culmine dell’ ennesima lite il capofamiglia avrebbe chiuso la porta del bagno a chiave nascondendola per costringere il giovane a ridurre finalmente il suo consumo d’acqua eccessivo che. sempre secondo lui, non aveva ragion d’essere. Quest’ultimo litigio poi, ha provocato la chiamata da parte dei vicini del 112. I carabinieri una volta accertati i motivi delle urla, non potevano credere alle proprie orecchie.
Già precedentemente i militari erano comunque stati chiamati non soltanto dai vicini, ma dal padre
stesso che in preda a una rabbia incontrollata continuava a minacciare il figlio gli cacciarlo fuori di casa se
avesse continuato nella sua “pratica aberrante” di usare acqua corrente per detergersi.
L’aggressione dovuta ai continui rimproveri
Dunque la chiamata sarebbe partita, oltre che dai vicini, anche dal genitore stesso per via dell’ esasperazione
ormai giunta ad un livello non più sopportabile per i continui atti di sfida da parte del ragazzo nell ‘utilizzo
dell’acqua potabile. A detta del genitore, i suoi gesti inconsulti non facevano altro che generare
sprechi all’interno della casa cui non poteva più essere d’accordo. Cos’, dopo l’ ennesimo
richiamo, il figlio avrebbe deciso di ribellarsi aggredendo il “padrone di casa ormai anziano.
La verità dietro quella fantomatica aggressione
Ben diversa sarebbe invece la realtà dei fatti rispetto alle spiegazioni e alle descrizioni date dall’
anziano riguardo la situazione in esame. Infatti gli agenti del commissariato, una volta giunti sul luogo per
appurare la veridicità delle dichiarazioni del padre non hanno potuto fare alto che constatare la totale
falsità nelle dichiarazioni dell’ anziano genitore. Le indagini svolte in maniera celere hanno stabilito
che nella casa non ci fosse stata alcuna aggressione, ma solo l’ennesima lite che
sarebbe così degenerata in alte urla tali da richiamare l’attenzione dei vicini. Desta ancora incredulità e
sgomento il motivo di tutte queste liti inutili. Il motivo, ricordiamo, era sempre lo stesso ossia l’incapacità del genitore di
comprendere il secondo lui “‘insensato” consumo d’acqua che non era più ammissibile. Dunque un litigio
nato dalle condizioni ormai assolutamente non più accettabili da parte del figlio e delle angherie cui era
sottoposto ormai da anni.
L’acqua calda come un lusso
Dalle testimonianze e dalle dichiarazioni delle parti implicate si è giunti ad una
cognizione dei fatti assolutamente inverosimile e difficile da credersi. Il figlio infatti, ha dichiarato senza
alcuna possibilità di smentita, che i continui battibecchi e discussioni erano ormai giunti a un punto
estremo di sopportazione quasi da “non ritorno”. Il giovane infatti doveva sottostare a delle “regole” difficili da comprendere. Una tra queste era proprio il fatto che potesse lavarsi con acqua calda solamente una volta ogni 3/4 giorni.
Avrebbe dovuto capire le esigenze della famiglia e la mancata volontà di voler pagare dei costi considerati fin troppo eccessivi
Il punto di non ritorno
La goccia che ha fatto traboccare il vaso pare sia stato il tentativo estremo da
parte del giovane uomo di scaldare l’acqua sul fuoco per avere la possibilità di compiere “il bizzarro gesto” di
lavare le varie parti del corpo. Il tentativo era stato fatto di nascosto, ma scoperto. e, ancora una volta, rimproverato dal “capo”
che si è sentito tradito per l’ennesima trasgressione alle sue regole. Questa disobbedienza dell’acqua, se così
vogliamo chiamarla, ha generato una rabbia feroce da parte del genitore che ha cominciato a minacciare di
morte il giovane perché, a suo dire, una volta che lo scaldabagno era rotto, non si dovevano trovare
soluzioni estreme per fare in modo di avere acqua calda disponibile. E’ ovvio che simili violenze abbiano
generato veri e propri traumi psicologici nei conviventi che ormai perduravano da
mesi senza che nessuno potesse opporsi. Dalle ricerche e dalle scoperte dei carabinieri l’anziano così è stato
allontanato dalla casa familiare in cui risiedeva. In più è stato finalmente denunciato dagli stessi agenti di
polizia per le minacce di morte che avrebbe rivolto al figlio anche in presenza gli stessi inquirenti, senza alcun rispetto ne timore nemmeno della legge