Coronavirus, gli Alpini veneti recuperano 5 ospedali abbandonati per 740 pazienti covid-19.

26 Marzo 2020 - 19:08

Coronavirus, gli Alpini veneti recuperano 5 ospedali abbandonati per 740 pazienti covid-19.

Coronavirus, gli Alpini veneti recuperano 5 ospedali abbandonati per 740 pazienti covid-19.

Un vero e proprio tour de force. Come altro definire, se non in questo modo, il lavoro svolto dagli Alpini della Protezione civile del Veneto, riusciti nell’impresa – apparentemente impossibile alla vigilia – di rimettere in funzione cinque strutture sanitarie abbandonate da anni: gli ospedali di Valdobbiadene, Zevio, Monselice, Isola della Scala, Bussolengo sono stati preparati per far fronte all’emergenza coronavirus ed ora potranno ospitare circa 740 pazienti.

“Quando siamo arrivati con i funzionari della Regione – ha spiegato Bruno Crosato, coordinatore della Protezione Civile di Treviso – mi sono messo le mani nei capelli, perché si immagina cosa può essere un ospedale, con ancora i vecchi letti e tutta la mobilia abbandonato da quattro lustri? Non sapevamo da dove cominciare, ma sapevamo che dovevamo farcela, e molto presto”.

Il lavoro è stato sfiancante: letti e mobili pesante oltre un quintale sono stati trasportati a mano lungo le scale, quindi è stata la volta di polizie e igienizzazioni dei locali – soprattutto dei bagni – quindi della tinteggiatura finale.

Centinaia di volontari, instancabili, si sono dati da fare senza pause ed hanno rimesso in sesto ogni angolo delle strutture: “Abbiamo cambiato tutti i copri water, sistemato i servizi igienici, aiutato i tecnici che hanno ripristinato gli ascensori e gli impianti di condizionamento e di ossigenazione, operato assieme agli elettricisti e agli idraulici.

E poi risistemato gli infissi, verificati e messi a punto gli impianti di illuminazione, lavato e sanificato tutta la mobilia recuperabile. Quindi abbiamo trasportato in loco i letti da altri ospedali, li abbiamo sanificati e messi nelle varie camere, assieme ai materassi”.

Il miracolo – difficile definirlo diversamente – è stato possibile grazie al lavoro di 480 alpini, tutti dotati dei dispositivi di protezione individuale, con le mascherine idonee e mantenendo rigorosamente la distanza di un metro l’uno dall’altro. (FanPage)