Coronavirus, De Luca: quarantena obbligatoria a chi torna in Campania

30 Aprile 2020 - 17:20

Coronavirus, De Luca: quarantena obbligatoria a chi torna in Campania

Tamponi per chiunque, a partire dal 4 maggio, tornerà o giungerà in Campania da altre regioni e quarantena obbligatoria di due settimane. Lo annuncia il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca intervenendo durante la seduta del Consiglio regionale della Campania convocata oggi per discutere dell’emergenza Coronavirus. “Ci attendiamo – ricorda il governatore – un arrivo massiccio di persone da fuori regione”. Un’occasione anche per ragionare dell’impossibilità di garantire il distanziamento sociale su treni regionali, metropolitane, autobus, funicolari. “Avremo problemi di trasporto pubblici – sottolinea il presidente della Regione Campania –  avevamo ridotto del 70% il trasporto locale, ma se ripartono attività produttive dobbiamo pensare ad una ripresa del trasporto pubblico. Sarà complicato mantenere le distanze, io credo che dovremo prevedere fasce orarie per attività commerciali, uffici pubblici”. De Luca conferma che dal 4 maggio ci saranno  incontri con altri comparti produttivi travolti dalla crisi Covid-19: quello turistico alberghiero, quello di cultura e spettacolo e lo sport.

Discorso integrale:

Voglio esprimere ancora, come già abbiamo fatto ieri per bocca del Presidente del Consiglio, il cordoglio mio e di tutti i colleghi alle famiglie nelle quali vi sono state persone decedute per il Coronavirus e voglio anche rinnovare il ringraziamento di tutti quanti noi ai cittadini campani che hanno dato, nella stragrande maggioranza, una prova eccezionale di responsabilità e di correttezza e di consapevolezza dei problemi. Un ringraziamento sentito a tutto il personale sanitario, medici, infermieri e amministrativi, al personale che ha garantito i servizi pubblici di trasporto, di igiene pubblica, di manutenzioni, ai dipendenti pubblici, ai dipendenti regionali che hanno assicurato servizi essenziali con grande dedizione e spirito di sacrificio.

Credo di dover sottolineare anche il senso di responsabilità e di coesione manifestato da tutti i Gruppi politici che hanno dato una mano, hanno aiutato ad affrontare questa fase estremamente complicata, difficile, e voglio subito esprimere il mio auspicio che questa fase di comune responsabilità e di coesione rimanga viva anche per le prossime settimane e per i prossimi mesi. È del tutto evidente, a tutti quanti noi, che stiamo affrontando problemi mai visti nel nostro Paese, nella nostra Regione e che per certi versi quest’epidemia, la sua violenza, la sua gravità, ha messo anche a nudo tanti limiti che riguardano l’organizzazione dello Stato, della Pubblica Amministrazione, i tempi di decisione delle Istituzioni pubbliche.

Nel complesso, grazie a questo senso di responsabilità generale e di sforzo collettivo che è stato fatto, credo che siamo riusciti ad affrontare in maniera seria i problemi che avevamo di fronte.

Per quello che riguarda la Campania, in modo particolare, voglio dire con grande chiarezza che non era assolutamente scontato che l’epidemia avesse il corso che ha avuto. Quest’epidemia rischiava di travolgere la Regione Campania, se non altro per alcune ragioni oggettive: la densità della popolazione che abbiamo nella nostra Regione, in modo particolare nell’area metropolitana e nella fascia costiera e anche il dato oggettivo che la Campania è, tra le Regioni meridionali, la Regione che comunque aveva la maggiore intensità di scambi economici, anche internazionali, di scambi anche con altre realtà interne del nostro Paese, dunque era una Regione particolarmente esposta anche a possibili contagi.

Credo che abbiamo retto bene e voglio anche dire che per tanti versi è stata fornita una prova di efficienza importante e voglio anche sottolineare le realtà di assoluta eccellenza che sono emerse in quest’epidemia, in quest’emergenza, a cominciare dal Cotugno, lo voglio dire come risposta oggettiva a cose davvero indegne che abbiamo ascoltato in queste settimane, relative all’inferiorità genetica dei meridionali. Abbiamo dimostrato che qui abbiamo delle eccellenze

mondiali dal punto di vista dell’organizzazione ospedaliera e, in qualche caso, anche dal punto di vista di alcune terapie messe in piedi nel nostro territorio.
La fase iniziale dell’epidemia, ci ha visti impegnati in modo particolare in un’attività territoriale. Come sapete, il contagio da noi è cominciato per motivi di importazione. I primi casi che ricordiamo sono casi relativi a persone che avevano partecipato a congressi nell’area milanese, che venivano da eventi pubblici nelle aree del nord di maggiore contagio e che hanno poi diffuso nei nostri territori quel contagio.

Devo dare atto alle nostre ASL di aver fatto un lavoro straordinario nei territori. Abbiamo seguito in maniera attenta la catena dei contagi dall’inizio e il rigore con cui è stato fatto questo lavoro, il controllo dei contatti nei territori ci ha consentito di evitare la diffusione incontrollata del contagio stesso. Devo dunque ringraziare i Dipartimenti di prevenzione delle diverse ASL che hanno fatto il massimo possibile, compatibilmente con i numeri dei contagiati. Abbiamo evitato in Campania di procedere sulla linea dell’ospedalizzazione immediata; questo in qualche modo ha distinto anche la Campania da altre regioni del nord in modo particolare. Abbiamo avuto una presenza rilevante di persone che si sono curate a domicilio, anche se per la verità molte avevano sintomi leggeri o erano addirittura asintomatiche, quindi è stato anche possibile varare programmi di cura domiciliare. Non abbiamo avuto la congestione degli ospedali e non abbiamo avuto neanche i problemi che si sono determinati altrove per la diffusione dei contagi dentro le strutture ospedaliere.

Abbiamo affrontato in maniera decisa alcuni focolai che si erano determinati qui o lì nella nostra regione, cercando di spegnerli sul nascere. Credo che queste operazioni, per quanto sofferte, abbiano prodotto i risultati ai quali puntavamo. Non abbiamo oggi zone nelle quali registriamo focolai pericolosi. Dai dati degli ultimi dieci giorni vengono fuori ancora contagi abbastanza diffusi, ma non registriamo focolai localizzati in territori specifici. Abbiamo dovuto lavorare con grande determinazione anche per dotarci – non eravamo pronti all’inizio – dei posti letto necessari per le degenze e soprattutto per la realizzazione di posti letto di terapia intensiva, avendo lavorando ed essendo riusciti ad avere complessivamente 511 posti di terapia intensiva, 258 di questi derivanti da riconversioni di strutture esistenti, 253 dalla realizzazione ex novo di posti di terapia intensiva. Questo numero è comprensivo dei 120 posti letto di terapia intensiva nell’ospedale modulare dell’Ospedale del Mare, del Ruggi e del Sant’Anna e San Sebastiano a Caserta.

Abbiamo realizzato complessivamente per le degenze 1052 posti letto, abbiamo fatto nel momento di maggiore intensità del contagio un’intesa con le strutture ospedaliere private che hanno contribuito a ospitare pazienti non gravi, pazienti che erano nella fase finale anche del contagio. Questo ha dato una mano, anche se negli ultimi giorni – forse nell’ultima settimana – la pressione sulle strutture ospedaliere è calata di molto.

Il dato interessante è che siamo riusciti a realizzare in ogni provincia ospedali Covid dedicati, quindi siamo riusciti a fare operazioni di distinguere strutture ospedaliere dedicate al Covid dalle strutture ospedaliere ordinarie. Abbiamo affrontato un’emergenza che ha riguardato i tamponi un mese e mezzo fa. Noi avevamo in Campania un solo laboratorio certificato dall’Istituto Superiore di Sanità, che era il laboratorio di analisi del Cotugno. Si è determinata allora un’emergenza doppia, un’emergenza dovuta al fatto di avere un solo laboratorio accreditato e poi già da allora una difficoltà enorme a ricevere forniture di tamponi e di reagenti chimici. È stata la fase terribile nella quale sul piano mondiale c’è stata la corsa all’accaparramento di tamponi e di reagenti, a volte con operazioni estremamente spregiudicate sul mercato mondiale, per l’accaparramento di questi dispositivi.

Per non perdere tempo, in attesa di avere l’accreditamento di altri laboratori, abbiamo concordato con il Ministero della Salute che l’accreditamento venisse fornito in maniera indiretta dal Cotugno, cioè che certificasse il Cotugno, anziché il Ministero, la dotazione e la credibilità di altri quattordici laboratori (siamo oggi a quindici), che sono accreditati per fare la valutazione dei tamponi. Ovviamente abbiamo avuto una linea di grande rigore, abbiamo utilizzato tamponi e test solo quando accreditati e validati dall’Istituto Superiore di Sanità. Un mese fa c’è stato un momento nel quale abbiamo registrato una specie di tamponite (sembrava di dover fare tamponi al mondo intero), cosa assolutamente impossibile sia perché i tamponi non c’erano sia perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità prescrive tamponi ai sintomatici e a chi ha sintomi lievi, ma non alla popolazione generale.

Oggi noi dovremmo avere la partenza di indagini sierologiche certificate dall’Istituto Superiore di Sanità. La Regione Campania sarà compresa nel programma dei centocinquanta sieri che verranno utilizzati nel nostro Paese, dopo la gara bandita da Arcuri. Credo che faremo anche un contratto come Regione Campania con Abbott, la società che si è aggiudicata la gara nazionale, per portare al livello massimo possibile, e compatibile anche con le risorse finanziarie, il numero di indagini sierologiche da fare nella regione Campania. La task force della Regione e gli epidemiologi che sono lì presenti valutano – l’obiettivo è estremamente ambizioso e vedremo di trovare anche le risorse, parleremo con il Ministero – utile una soglia di indagini sierologiche che vada oltre le 300 – 350 mila, oltre la nostra partecipazione ai 150 test che farà direttamente Arcuri con Abbott.

Oggi non credo che abbiamo più emergenze per quanto riguarda i tamponi. Vi dirò come pensiamo di procedere dal punto di vista della fase 2 che si apre per la nostra sanità. I dati epidemiologici che abbiamo oggi davanti sono dati abbastanza confortanti, nel senso che noi abbiamo verificato con gli epidemiologi della task force l’andamento degli ultimi dieci giorni anche per verificare qualche elemento di flessibilità da introdurre rispetto ad alcune attività commerciali ed economiche. Negli ultimi dieci giorni abbiamo un’oscillazione di positivi che va dai 44 del 23 aprile ai 13 che abbiamo registrato oggi, con delle oscillazioni ovviamente in alto che non sforano mai i 50 positivi negli ultimi dieci giorni, tranne che il 20 aprile, quando abbiamo registrato 61 positivi su 2500 tamponi. Devo dire che il dato epidemiologico che abbiamo nella nostra Regione è un dato, tutto sommato, confortante, che ci presenta il quadro di una situazione sotto controllo. Sinceramente, su quasi 6 milioni di abitanti, avere questi dati credo che sia un risultato o comunque un quadro che ci consente di ragionare senza affanno e in maniera assolutamente razionale.

Credo che dovremmo fare, tutti quanti insieme, uno sforzo di comunicazione. Quando abbiamo aperto, con una settimana di anticipo, alcune attività nel territorio regionale, per la verità alcune erano già previste dai decreti nazionali, avevamo avuto noi una posizione di maggiore prudenza, ma quando abbiamo aperto, lunedì scorso, alcune attività, abbiamo registrato atteggiamenti di non grandissima responsabilità. Siccome siamo esseri umani, dobbiamo capire che magari c’è stato anche un momento di liberazione per tante persone, per tante famiglie, quindi non credo che dobbiamo drammatizzare, ma credo che dobbiamo rapidamente recuperare una consapevolezza del fatto che siamo ancora dentro l’epidemia e che il rischio drammatico che è di fronte a noi è di avere, da subito, comportamenti non responsabili che potrebbero determinare un riaccendersi di focolai che sarebbero a quel punto, sì, una tragedia perché credo che l’Italia e la Campania non siano in grado di sopportare altri due mesi di chiusura in casa e di quarantena. Diventa davvero complicato immaginare soltanto una nuova ripresa di epidemia che potrebbe portarci a prendere provvedimenti nuovamente emergenziali. Credo, e lo chiedo a tutti i colleghi, che dobbiamo fare uno sforzo comune per spiegare a tutti i cittadini intanto che siamo dentro l’epidemia, non ne siamo usciti, anche perché nel momento in cui si dà maggiore flessibilità, anche per i processi di mobilità sul Piano nazionale, dobbiamo ricordare che a Milano continuare a registrare, ogni giorno, da 700 a mille casi positivi. Ovviamente, meno che nelle scorse settimane, con meno presenza nelle terapie intensive, meno decessi. Per l’amor di Dio, sono casi positivi registrati con interesse, ma voglio dire che in alcune realtà del nord non è che abbiamo alle spalle l’epidemia, l’epidemia è presente, in maniera meno aggressiva, meno vasta, ma è assolutamente presente e dunque anche questi dati, nel momento in cui abbiamo programmi di mobilità anche più ampia, legati se non altro alla ripresa di attività economiche, ci devono suggerire, a maggior ragione, un atteggiamento di grande prudenza.

Dobbiamo, in conclusione, spiegare ai nostri concittadini che le ordinanze, le contro ordinanze nazionali e regionali, ovviamente hanno valore, aiutano, ma in relazione alla fuoriuscita da questa tragedia non sono decisive le ordinanze, è decisivo il comportamento di ogni cittadino italiano, il senso di responsabilità che ognuno deve avere nei confronti delle proprie famiglie, nei confronti dei propri cari, nei confronti delle nostre comunità. Mi permetto di dire, la responsabilità che ognuno deve avere è nei confronti di due fasce deboli: i nostri anziani e i nostri bambini. Almeno per questo dovremmo sentirci pienamente responsabili ed essere consapevoli che non saranno possibili comportamenti come quelli che potevamo consentirci quattro mesi fa o sei mesi fa. Siamo ancora dentro l’epidemia e abbiamo il dovere di esserne consapevoli e di mettere in campo comportamenti coerenti con questa situazione.

Ora, si apre, come sentiamo dire, ormai da giorni, la fase due, nella vita del nostro Paese. Per quello che ho detto, è evidente che per noi, la fase due, non può essere scollegata da questa consapevolezza sulla presenza ancora in Italia fortemente dell’epidemia.
Per quello che ci riguarda, nella Regione Campania, pensiamo ad una fase due nei due grandi campi nei quali dobbiamo realizzare: nel campo della sanità e nel campo dell’economia.

Per quanto riguarda la Sanità, la fase due, per noi, deve significare in primo luogo una ripresa dell’attività ordinaria nei nostri ospedali. È evidente, lo sappiamo tutti quanti, che abbiamo dovuto in qualche modo ritardare una serie di attività e di prestazioni legate a patologie ordinarie che riguardavano magari i politraumi, che riguardavano in qualche caso pazienti cardiologici, patologie di vario tipo. L’aver realizzato, in ogni territorio, strutture Covid dedicate, ci consente di riprendere l’attività ordinaria e ci consente di farlo in condizioni di sicurezza.

Negli scorsi dieci giorni, abbiamo fatto un lavoro sul personale medico, proprio per garantire al massimo la sicurezza per i nostri pazienti e anche perché in qualche realtà era stato, in qualche modo, inevitabile qualche promiscuità tra pazienti con diverse patologie. Abbiamo fatto un programma di massa di screening rapidi, di test cosiddetti rapidi, ma sappiamo che i test rapidi sono solo indicativi sintomatici, ma hanno bisogno, poi, di avere una conferma con i test dei tamponi. Abbiamo fatto i tamponi a tutto il personale medico, sanitario e infermieristico che abbiamo nelle nostre strutture. Possiamo dire che oggi garantiamo l’assoluta sicurezza delle nostre strutture ospedaliere, per quanto riguarda il personale sanitario, ed è un dato importante perché ci consente di riavviare una serie di attività normali, di elezione in condizione di tranquillità. Per quanto riguarda l’attività di screening, abbiamo dato indicazione ai nostri responsabili di concentrare l’attenzione su tre categorie, oltre quella sanitaria che dovrà essere sempre attenzionata, le case per anziani, pubbliche e private, dobbiamo continuare a fare uno screening attento a tutte le realtà, non solo le RSA. Chiederemo la collaborazione anche ai colleghi Sindaci, agli amministratori locali, perché ci segnalino anche Case di accoglienza private, semiresidenziali. Credo che dobbiamo avere, per un dovere di civiltà e di umanità, ma anche per un dovere di controllo epidemiologico, il quadro generale assolutamente veritiero, realistico, delle strutture che ospitano anziani.

Credo che dobbiamo mettere nel conto anche l’aumento di qualche positivo, ma questo lavoro va fatto. Se dobbiamo sconfiggere il virus, se dobbiamo entrare con serenità nella fase due, dobbiamo fare un’operazione di verità. Se ci sono casi non ancora rilevati di positivi nelle strutture per anziani, dobbiamo portarli alla luce perché questo ci aiuta a ricostruire i contatti con familiari, con il personale curante, ma ci aiuta a contenere e sconfiggere possibili focolai. Ovviamente ci auguriamo di non ritrovare casi particolarmente gravi di positivi nelle case per anziani, ma sarà quel che sarà, questo controllo va fatto fino all’ultima struttura di accoglienza per anziani. Ripeto, al di là di tutto, è un dovere veramente di civiltà.

Credo che tra le cose che abbiano colpito la sensibilità di tutti quanti noi è questa strage di persone anziane, che fa male ed è intollerabile in un paese civile. In qualche caso abbiamo dovuto anche registrare anziani che morivano anche in condizioni di abbandono e perfino di maltrattamenti. È una cosa veramente intollerabile e credo che debba essere un motivo di onore per la regione Campania avere il controllo di tutte le strutture di accoglienza per anziani.

Abbiamo quasi completato un terzo capitolo al quale volevamo dedicare la massima attenzione per quanto riguarda gli screening, ed è quello dei familiari dei malati asintomatici o malati lievi di coronavirus che erano in cura domiciliare. Abbiamo valutato nell’ambito della task force che questo dovesse essere il segmento di popolazione campana da attenzionare nelle prossime settimane, perché ovviamente era ipotizzabile che soprattutto in alloggi ridotti c’era un rischio maggiore per i familiari conviventi con il paziente magari asintomatico, che non aveva sintomi particolarmente rilevanti. Questo lavoro è in corso, è quasi completato e non abbiamo registrato particolari diffusioni di contagio in ambito familiare. Anche in questo caso il controllo deve essere rigorosissimo e deve anche riguardare l’ultimo dei pazienti in isolamento domiciliare o in cura domiciliare, perché se facciamo questo lavoro a tappeto di familiari, case per anziani, personale medico, infermieristico e sanitario io credo che avremo il controllo del 90 per cento dei possibili focolai di contagio. Questo ci consente – ripeto – di impostare con la massima serenità possibile anche le iniziative relative poi alle decisioni da prendere per il rilancio delle attività economiche o comunque di quelle attività e di quelle iniziative che comportano assembramenti, mobilitazione di migliaia di persone, quindi anche rischi potenzialmente moltiplicati in relazione alla diffusione del contagio.

Vi ho detto che i dati che abbiamo registrato con la nostra task force ci hanno consentito di prendere alcune decisioni di maggiore flessibilità per quanto riguarda alcune attività economiche. Voglio chiarire subito che non sono le decisioni da prendere definitivamente, ma sono i primi passi. Io credo che dobbiamo chiarire ai nostri concittadini una cosa molto semplice; se un problema c’è stato anche nella comunicazione politica da parte del Governo, il problema è che c’è stata una comunicazione non ordinata e non chiara. Che cosa significa che giorno 18 facciamo un altro step e poi il primo giugno facciamo un altro passaggio? Spieghiamo ai nostri concittadini che noi dobbiamo fare delle verifiche periodiche che sono verifiche – questo almeno per quello che riguarda la Campania – scadenzate sui quattordici giorni di incubazione del virus, cioè facciamo dei primi passi per la ripresa di una serie di attività economiche, commerciali e artigianali, ma ogni quindici giorni dobbiamo fare le verifiche perché se le prime decisioni che prendiamo in termini di maggiore flessibilità determinano un incremento preoccupante del contagio è chiaro che dobbiamo prendere le decisioni, ma non credo che possiamo fare

diversamente. Non credo che possiamo andare avanti senza una verifica periodica della situazione epidemiologica. Ovviamente tutti quanti noi ci auguriamo che le cose vadano per il meglio, ma abbiamo il dovere di fare questi controlli periodici.

Abbiamo preso – non mi dilungo – tutta una serie di decisioni che hanno aperto a nuove possibilità le attività che riguardano librerie, bar, pasticcerie, cibo da asporto. Mi sono arrivate delle immagini fotografiche dopo lunedì. Quelle di lunedì ho preferito non prenderle in considerazione, ma dopo la prima fase di effervescenza continuavano ad arrivarmi immagini – in particolare mi sono arrivate via Cilea, immagini di ieri – dove davanti a una rosticceria sono presenti una ventina di riders. C’è un assembramento di una trentina di persone. Stiamo parlando di trasporto del cibo a casa, che è consentito – sentivo gli orari – dalle 19.00 alle 22.00. Non credo che si porti il cibo nell’orario del tè e dei pasticcini; credo che l’orario sia adeguato anche perché è concordato e verificato con la task force. Queste decisioni si prendono cercando di fare le cose più ragionevoli possibile.

La cena purtroppo si svolge in un orario che è abbastanza definito. Ci sono due ore e non credo che si possa fare molto altro. Quello che invece si ha il dovere di fare è di evitare gli assembramenti, e questo è un dovere che hanno gli esercizi commerciali, perché non possiamo mettere le sentinelle davanti a ogni esercizio commerciale, soprattutto a quelli che sono impegnati nel cibo da asporto. Questo per tornare a considerazioni che facevo un attimo fa. Se non vi è senso di responsabilità e di autocontrollo diventa complicato evitare un riaccendersi dell’epidemia.

Possiamo fare di tutto ovviamente, ma sapendo che ad ogni decisione corrisponde una conseguenza. Le decisioni non sono neutre, ma ad ogni decisione corrisponde una conseguenza, che può avere anche esiti drammatici. Nessuno di noi è garantito e nessuno di noi ha ricette o certezze. Io non ne ho e cerco di fare le cose che considero più ragionevoli sulla base di valutazioni che fa la task force, che fanno gli epidemiologi e che fanno gli esperti del Cotugno, del Cardarelli, della Direzione Sanità e quant’altro. Io credo che dobbiamo avere un elemento di prudenza e che comunque per ogni apertura che si fa occorre pretendere senso di responsabilità e autocontrollo, perché se si va avanti a ruota libera noi dobbiamo prepararci a vivere una nuova immensa tragedia nel nostro Paese.

La cosa più interessante della fase 2 è quella che riguarda il piano socioeconomico che ha approvato la nostra Regione. Per quello che è a mia conoscenza, è ancora un unicum nel panorama nazionale. Ci siamo preoccupati di mettere in piedi un piano socioeconomico per dare una mano soprattutto alle micro imprese, piccole e piccolissime attività commerciali artigianali, che hanno avuto un danno pesante, perché sono state obbligate alla chiusura. Abbiamo tutta un’altra serie di attività che sono proseguite normalmente, come i supermercati, le attività degli alimentari, la vendita di frutta, attività commerciali legate a settori strategici, attività di vendita di materiale elettrico, di materiale di manutenzione per quanto riguarda mezzi pubblici e ascensori, quindi anche questa idea che ci sono stati un Paese e una regione paralizzati è un’idea falsa. Abbiamo avuto tante attività che hanno continuato ad andare avanti, però abbiamo avuto dei settori che hanno avuto un danno pesante perché sono stati obbligati alla chiusura e ovviamente abbiamo decine di migliaia, soprattutto di piccole attività commerciali, di ristorazione, bar, attività di parrucchieri, di barbieri. Mi è arrivata una lettera, sinceramente non avevo pensato a questo, credo che dovremmo prevederlo, di attività che e riguardano la cura di animali domestici. È una cosa che dovremo consentire, ovviamente con le prescrizioni di sicurezza, perché anche queste possono avere addirittura una ricaduta in termini di diffusione del contagio.

Vi sono tanti settori, tante attività, a volte neanche molto presenti all’opinione pubblica più vasta, che hanno avuto dei danni pesanti. Credo che sia un motivo di soddisfazione e di orgoglio per

tutti quanti noi aver messo in piedi un piano di sostegno alle microimprese che comincerà a diventare operativo già dalla prossima settimana. Sono 2 mila euro che diamo a contributo perduto alle microimprese che sono contributi aggiuntivi a quelli che prevede lo Stato italiano. Abbiamo deciso di dare un contributo di mille euro, anche in questo caso aggiuntivo, ai professionisti, aggiuntivo rispetto ai 600 euro previsti dal Governo nazionale.

Abbiamo previsto, nel nostro piano socioeconomico contributi ai lavoratori stagionali, per quattro mesi. Abbiamo soprattutto varato un provvedimento che si è rivelato un calvario. Abbiamo avuto modo di conoscere il meglio dell’Italia come palude burocratica che riguarda i pensionati al minimo. Stiamo ancora lavorando in queste ore, dopo aver discusso per una decina di giorni con l’autorità per la protezione dei dati, della privacy e via dicendo. Questo solo per poter portare le pensioni al minimo non per sempre, per due mesi, a mille euro. I 300 o 400 euro da dare alla povera gente per il mese di maggio e di giugno.

Ancora in queste ore credo che stia discutendo l’assessore Cinque con la direzione regionale nell’Inps, ne ho parlato ieri con il Ministro del Lavoro e con il Presidente dell’Inps, adesso è venuto fuori il problema di chi deve garantire che questo contributo non faccia poi sforare la soglia ISEE. Scusate, ma quando abbiamo dato il bonus di 600 euro, chi si è preoccupato della soglia ISEE? È evidente che sono escluse le ricadute fiscali quando si dà un bonus a un povero Cristo, ma questo è il meglio dell’Italia, l’Italia della palude burocratica, dove quando devi prendere una decisione a favore della povera gente, devi buttare il sangue per mesi. Badate, non è una metafora. Mesi per fare le cose che una persona normale considererebbe assolutamente ragionevoli. Nonostante questo calvario, siamo in dirittura d’arrivo. La scelta che abbiamo fatto è quella del buonsenso meridionale, pochi, maledetti e subito.

Diamo questo contributo, la prossima settimana, di 2 mila euro alle microimprese, ai professionisti, poi per quanto riguarda le agevolazioni al credito, abbiamo sentito tutti quanti gli impegni del Governo, per carità, sono cose di grande valore. La possibilità di avere un credito anche di 25 mila euro, però ovviamente se l’istruttoria la deve fare una banca che facendo l’istruttoria si assume la responsabilità della credibilità del piano che presenta l’impresa, ho la sensazione che i tempi per l’erogazione del credito saranno molto lunghi.

Abbiamo preferito dire un contributo, ovviamente nell’ambito delle nostre possibilità, non siamo la Banca d’Italia, di 2 mila euro lo diamo subito ed è un contributo che aiuta a pagare un fitto, aiuta a fare altre piccole operazioni interne alle aziende, ma è una cosa certa.

Il Piano è pubblicato sul sito della Regione, avremo iniziative che riguardano le imprese agricole, i floricoltori, per quanto riguarda la cassa integrazione credo che ieri o questa mattina sia arrivata. La Regione Campania è stata la prima a presentare all’Inps l’elenco dei richiedenti le cassa integrazione in deroga, la prima Regione.

Fino a ieri, mancavano altri 201 milioni di euro. L’assessore Palmeri, mi diceva che sono arrivati altri 101 milioni da parte e del Governo, vedremo quanto del fabbisogno viene coperto con queste ulteriori risorse, per il resto ovviamente chiederemo quello che manca al Governo nazionale, al Ministero del Lavoro.

Per quanto riguarda i pensionati al minimo, parliamo di una platea di 235 mila persone. Per le microimprese credo che arriveremo oltre le 90 mila microimprese, più o meno su queste cifre viaggiano le richieste dei contributi dei professionisti che – lo ripeto – questi mille euro si aggiungono ai 600 previsti dal Governo.

Per noi, questa nuova fase, significa attuazione piena del Piano socioeconomico. A questo Piano è collegato anche l’intervento più specificamente sociale che riguarda le famiglie, che riguarda le povertà, che riguarda il banco alimentare, che – lo voglio chiarire – è un intervento aggiuntivo a quello di cui erano destinatari gli 8 mila Comuni italiani. L’intervento sulle povertà lo fanno i

Comuni, questo del banco alimentare è qualcosa in più che si dà, si dà alla Caritas, si dà ai Comuni, si dà alle parrocchie, ma è un piccolo intervento. L’intervento sulle povertà lo fanno i Comuni e gli ambiti sociali a cui abbiamo trasferito risorse imponenti.

Arriveranno, a breve, anche questi contributi. Sono scaduti i termini del bando per i contributi alloggiativi, attendiamo l’invio da parte dei Comuni degli elenchi dei beneficiari e procederemo, ovviamente, fino a esaurimento delle risorse.

Rimangono grandi comparti, grandi problemi rispetto ai quali mancano ancora risposte. Vedremo quello che succede dopo il quattro maggio.

Voglio chiarire, intanto, ai colleghi di Consiglio, ai nostri concittadini, che avremo un passaggio estremamente delicato. Da parte delle Ferrovie dello Stato ci arriva la notizia che sono tutti occupati i treni dall’alta percorrenza che arrivano dal nord al sud. Noi manterremo le nostre disposizioni, quelle attualmente in vigore che saranno rinnovate. Ho parlato ieri con il Ministro dell’Interno, ho sottoposto alcuni problemi estremamente delicati e ho chiesto anche di fare, come si è fatto 20 giorni fa, in occasione della Pasqua, di avere dei controlli delle stazioni di partenza. Per quello che ci riguarda, riteniamo indispensabile che chi arriva da realtà extraregionali, segnali il proprio arrivo al Comune e all’A.S.L. e vada in isolamento volontario per due settimane. Cercheremo di fare uno sforzo perché le persone che vengono da fuori Regione, e che vengono individuate e segnalate, ovviamente faremo questo lavoro alle stazioni ferroviarie, con la misurazione della temperatura corporea, ma compatibilmente con il programma di screening che è già in corso, il programma ordinario, cercheremo di fare dei tamponi a quelli che vengono da fuori Regione e segnalano la propria presenza. Cercheremo anche di ridurre i tempi dei quindici giorni di isolamento domiciliare, ma è evidente che dobbiamo avere il massimo di prudenza perché si prevede un arrivo massiccio da territori ex Regione Campania.

Approfitto per dire che avremo un problema molto delicato che riguarda il trasporto pubblico. Ovviamente non abbiamo grandi sicurezze perché avevamo ridotto di quasi il 70 per cento il trasporto pubblico locale, ma è evidente che nel momento in cui partono le attività produttive, dobbiamo prevedere almeno il 50 per cento di ripresa di trasporto pubblico e qui sarà davvero complicato, attendiamo indicazioni anche dalla task force nazionale, sarà complicato mantenere il distanziamento di un metro o due metri, quindi credo che dovremo prevedere delle fasce orarie o per le attività negli uffici pubblici altrimenti diventerà complicato anche l’organizzazione del trasporto pubblico. Noi prevediamo, e finisco, alcuni incontri dopo il 4 con i grandi comparti produttivi che sono in grandissima sofferenza, come quello turistico-alberghiero, per il quale dobbiamo sapere esattamente cosa prevede il Governo nazionale. È evidente che un problema di tale dimensione richiederà un intervento nazionale e perfino europeo. Per quanto riguarda il grande comparto della cultura e delle attività culturali, non possiamo cancellare cultura e spettacolo e anche in una fase di emergenza e dobbiamo capire come procedere. Abbiamo il mondo dello sport, che meriterà un’attenzione. Non si capisce se, quando e come possono riprendere attività sportive. Io immagino perlomeno le attività di allenamento in condizioni di sicurezza. È chiaro che la ripresa delle attività agonistiche, come eventi pubblici, sono questioni che riguarderanno il CONI, il Ministero dello Sport e quant’altro, però dobbiamo cominciare a ragionare per avere qualche orientamento definito.

È chiaro che questa sarà parte essenziale della fase 2, di cui stiamo parlando. Il grande comparto del turismo, degli alberghi, le certezze da dare, per quanto possibile, al mondo della ristorazione. È chiaro che sono questioni delicate e le decisioni andranno prese di intesa con la task force nazionale e soprattutto con quelli che seguono la parte sanitaria della seconda fase.

Io finisco. Credo che possiamo, per quello che riguarda la Regione, guardare con serenità alla fase 2 e possiamo esprimere insieme con il ringraziamento più profondo a quelli che ci hanno aiutato a governare questo problema anche una soddisfazione perché non era scontato che oggi la Regione Campania potesse presentarsi con 13 positivi nella rilevazione di ieri.