Via libera del Consiglio dei ministri allo slittamento delle amministrative. Nel testo del decreto è attesa la definizione delle finestre entro le quali ciascuna Regione chiamata al voto potrà indire le elezioni. La finestra elettorale per le amministrative decisa dal Consiglio dei ministri, a quanto si apprende da fonti di governo, andrà dalla metà del mese di settembre al mese di dicembre. Per le Regioni chiamate a rinnovare le proprie Giunte e i propri Consigli regionali non sarà possibile, quindi, andare al voto a luglio come prevedeva una delle ipotesi in campo prima del Consiglio dei ministri.
La finestra doveva essere quella delle otto settimane antecedenti il 2 agosto e dei sessanta giorni successivi. Questa strada, però, ha registrato tra l’altro l’opposizione del ministro della Salute Roberto Speranza. Davvero pensate una campagna elettorale a luglio?, il senso dei ragionamenti del responsabile della Salute, secondo quanto riferiscono alcune fonti. E ancora: teniamo chiuse le scuole e facciamo le campagne elettorali? Di conseguenza, l’esecutivo ha messo nero su bianco un meccanismo diverso: proroga al 31 agosto, possibili elezioni nelle quattro settimane precedenti e nei sessanta giorni successivi. La finestra, dunque, abbraccia questo arco temporale per le regionali: 9 agosto-1 novembre. Improbabile immaginare un voto sotto gli ombrelloni, dunque.
E’ una doccia gelata per le aspirazioni di Veneto, Liguria, Campania e, forse, Puglia, che sembravano decise a chiamare i cittadini alle urne in estate. Il governatore veneto Luca Zaia, in particolare, aveva in mente di votare il 12 luglio. Una mossa che avrebbe comportato un’accelerazione bruschissima, con il consiglio regionale sciolto entra metà maggio, senza neanche la certezza della fine del lookdown e dell’inizio della fase due.
Alle norme ha lavorato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, supportata dai ministri Francesco Boccia e Federico D’Incà. Fallisce, insomma, il pressing dei governatori Zaia e De Luca, che avrebbero preferito il voto in luglio mosso forse anche da ragioni politiche simili a quelle del ligure Giovanni Toti. Proprio Toti voleva sfruttare i tempi strettissimi per evitare la spaccatura che andava profilandosi nel centrodestra. E lo stesso vale per De Luca, che per lunghi mesi ha dovuto contrastare l’ostilità della segreteria nazionale dem, orientata su un patto con i cinquestelle per la candidatura unitaria giallorossa del ministro 5S Sergio Costa. Per Zaia, invece, era soprattutto un problema interno all’area di centrodestra: l’intenzione era quella di chiudere in fretta la partita veneta con elezioni il 12 luglio, per dedicarsi poi alla sfida nazionale sulla leadership.
Poi la decisione del governo. E il rinvio a settembre delle elezioni, che a questo punto potrebbero coincidere con le comunali, fissate tra il 15 settembre e il 15 dicembre.