Giuseppe Conte torna ad attaccare Giorgia Meloni elencando una serie di «inadeguatezze» dimostrate dalla maggioranza di centrodestra: «Avverto il dovere di denunciarle». Tra gli esempi portati in Aula dal presidente del Movimento 5 stelle, il caso Delmastro–Donzelli, la ricostruzione fatta dalla stessa presidente del Consiglio sulla tragedia di Cutro, le dimissioni del manager pubblico Anastasio – che ha parafrasato in una mail inviata al cda un discorso di Mussolini -, nominato dall’esecutivo lo scorso dicembre. «Senza contare le giravolte su accise, Pos, trivellazioni, blocco navale, tasse: sì, le avete abbassate, ma agli evasori, e poi – con la delega fiscale – ai ricchi. La clamorosa giravolta che sta arrivando sul Mes – continua Conte -. Siete arrivati a respingere il regolamento europeo per la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali, come solo in Polonia e Ungheria. Con la scusa dell’utero in affitto, vi state accanendo con i bambini. Ma la più grande inadeguatezza, la state mostrando sulla guerra in Ucraina».
La brutta copia del governo Draghi
Per l’ex presidente del Consiglio, «il governo Meloni è la brutta copia di quello Draghi. Le armi da difensive sono diventate sempre più offensive, mentre addestriamo nel nostro territorio contingenti ucraini a utilizzare batterie missilistiche che costano centinaia di milioni. Altro che intervento gratuito dell’Italia. Ci state trascinando di gran carriera in guerra, ignorando che in un conflitto scatenato da una potenza nucleare non ci sono vincitori, ma solo sconfitto. Ed è per questa ragione che noi non possiamo sostenere ulteriori forniture militari». Riprendendo quanto detto da Meloni ieri, 21 marzo, in Senato, Conte sbeffeggia la premier: «Le devo riconoscere che lei la faccia ce la mette, ma è una faccia di bronzo. Come quella che ha detto di mettere sull’invio delle armi». Il presidente del Movimento lamenta che nessuno in Italia e in Europa prenda le distanze «dall’alleato inglese, che ha annunciato l’invio in Ucraina di munizioni all’uranio impoverito». Riconoscendo che la schiettezza non manca a Meloni, Conte afferma di «prendere atto del suo schietto appoggio alle lobby delle armi».
«Non ci sorprende, visto che è tanto inflessibile nell’ignorare il grido di dolore di famiglie e imprese. Come quando con ghigno protervo ha detto di no al salario minimo, come quando ha diffuso la menzogna del buco di bilancio mettendo in ginocchio famiglie e imprese che schiumano rabbia e disperazione», prosegue Conte in Aula. «Questo è patriottismo d’accatto, ma la dura realtà è più forte della propaganda e la dura realtà l’ha schiaffeggiata. In Italia siete Fratelli d’Italia, a Bruxelles fratelli di Visegrad. Propagandava il blocco navale ma con voi a palazzo Chigi gli sbarchi sono triplicati», conclude Conte. Al termine della sua dichiarazione, Meloni lascia l’Aula per salire al Colle per un pranzo con Sergio Mattarella.
Fonte: open