Confronto tra il Procuratore di Napoli e le aziende campane: proposta l’istituzione di un tavolo permanente anti-camorra.
La relazione tra la crisi economica dovuta alla pandemia e la minaccia delle mafie sulle attività commerciali di Napoli e della Campania. E’ stato questo il tema
centrale del webinar, organizzato da Confesercenti Campania, a cui hanno preso parte Giovanni Melillo, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, i
procuratori aggiunti Sergio Ferrigno, Vincenzo Piscitelli e Rosa Volpe, il presidente di Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo, i presidenti di Napoli e
provincia e i responsabili delle federazioni verticali delle oltre 50 categorie commerciali di Confesercenti.
Un incontro che ha avuto un enorme
successo, al punto che il procuratore e Confesercenti hanno deciso di “proporre l’istituzione di un tavolo permanente di confronto” a cui saranno invitati a
partecipare anche il Prefetto e i rappresentanti delle forze dell’ordine.
«I nostri imprenditori chiedono maggiore presenza dello Stato sul nostro territorio
per ridurre al minimo l’ombra della criminalità – esordisce Vincenzo Schiavo – e da parte nostra c’è l’assoluta volontà di collaborare, di denunciare e di fare rete
per sostenere le attività maggiormente a rischio. Siamo onorati, e per questo li ringraziamo, che il procuratore Melillo e i suoi colleghi abbiano accettato il nostro
invito. I nostri associati, che sono i rappresentanti di tutte le attività commerciali di Napoli e della Campania, hanno avuto la possibilità di confrontarsi
con il procuratore, esprimendo le loro preoccupazioni, le ansie e le paure ma anche mettendo in evidenza le necessità di cui hanno bisogno per sentirsi meno soli
dinanzi alle minacce della criminalità organizzata». Schiavo ha anche espresso il punto di vista di Confesercenti sulle pressioni della malavita sull’economia
campana: «La nostra associazione sposa in pieno il concetto espresso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: anche per noi è possibile solo essere contro le
mafie, altrimenti si è complici. Da sempre siamo contro e lo saremo sempre, esponendoci, mettendoci la faccia e stando sempre e comunque al fianco delle nostre
aziende. Sin da marzo 2020 abbiamo denunciato le grosse difficoltà delle nostre imprese e l’ombra minacciosa, su di esse, della camorra, tenendo conto anche
delle maggiori difficoltà nel Sud e in Campania, rispetto al Nord. Ad aprile dello scorso anno da report della Camera di Commercio abbiamo appreso che 1400 imprese,
nel periodo del lockdown, hanno cambiato la proprietà. Insieme a qualche imprenditore sano capace di investire, siamo stati assaliti dai dubbi su chi, in
assenza di domanda e con le attività chiuse, ha la possibilità di rilevare le attività. Lo stesso dicasi leggendo quanto riferito di recente dal generale della
Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, il quale ha citato la relazione secondo cui 14mila imprese in Italia hanno cambiato proprietà in questo ultimo periodo,
incassando ben 23 miliardi di euro. E’ per noi chiaro che c’è l’infiltrazione e la “longa manus” dell’impresa criminale, dalla quale ci dobbiamo difendere».
Il procuratore Giovanni Melillo ha dedicato tempo e cura nelle risposte date ai quesiti posti dagli esercenti. «È stato un bellissimo dialogo – spiega Schiavo- in cui
il procuratore è stato molto disponibile e attento, mostrandosi estremamente interessato al confronto. Del resto da sempre Confesercenti sostiene che solo
unendo le forze, Stato, società civile, imprenditori, è possibile sconfiggere la criminalità organizzata».