Umberto Bossi ha chiesto l’affidamento ai servizi sociali per evitare il carcere. Il fondatore della Lega, condannato per vilipendio al Presidente della Repubblica, vorrebbe continuare a fare politica ed è così che il suo legale Domenico Mariani ha depositato l’istanza, dopo la condanna del leader storico leghista a un anno e 15 giorni di reclusione per aver definito, durante un comizio, Giorgio Napolitano come un “terùn”.
Il 26 settembre ecco quindi l’ordine di carcerazione. Ma la contestuale emissione di un decreto di sospensione del sostituto procuratore di Brescia che evita la prigione a Bossi. Le condizioni di salute attuali non rendono il leader leghista compatibile con il carcere (nel 2004 Bossi fu colpito da un ictus da cui non si è mai ripreso completamente).
Ha quindi la possibilità di accedere a una delle misure alternative: domiciliari, semilibertà, servizi sociali. Bossi punterà a quest’ultima ipotesi per continuare a fare politica in Senato. L’alternativa era chiedere la sospensione della pena e attendere il tribunale di sorveglianza, che avrebbe potuto accogliere o disporre i domiciliari. I servizi sociali consentono al senatur di non correre rischi. (tgcom24)