Chiara Pavanello, l’ideatrice del brand di moda Goa Goa

1 Giugno 2021 - 1:34

Chiara Pavanello, l’ideatrice del brand di moda Goa Goa

A tu a tu con Chiara Pavanello, ideatrice del brand di moda Goa Goa. Ecco com’è nata l’azienda

che ha sede principale a Rovigo.


Salve signora Pavanello, parliamo di Goa Goa, il brand che ha ideato. Com’è nata questa idea?

“Tutto nasce dalla mia grande passione per i viaggi. Anche se non c’entra nulla con la moda, nel nostro

DNA c’è sempre questo tema del viaggio, che cerchiamo di trasmettere in tutte le collezioni che facciamo.

Ho iniziato molto presto a girare il mondo, tant’è che ho viaggiato un po’ ovunque: dal centro America all’Asia,

dove poi mi sono fermata molto. Ho vissuto in India, a Bali, andavo spesso in Thailandia. In maniera del tutto

casuale, sono quindi entrata in contatto con quello che era il mondo del fashion e dell’artigianato. Se ci pensa,

l’industria della moda è artigianale. C’è molto di fatto a mano; anche se vediamo spesso delle t-shirt  a 4 o 5 euro, le stesse non escono da una macchina ma vengono gestite a mano. Tornando al centro della domanda, mi sono quindi avvicinata alla moda, con dei capi che facevo fare a Bali, in Indonesia, ricamati a mano, con i tessuti naturali della zona, con le tecniche di ricamo in cui gli asiatici erano e sono portati. Da lì, un po’ alla volta, ho trasformato questa mia passione e curiosità in business. Con l’esperienza e il gusto italiano, abbiamo sempre cercato di prendere input e influenze da tutto il mondo per tradurle e trasmetterle, ovviamente rielaborandole e creando delle collezioni uniche”.

Il nome del brand, Goa Goa, ha un significato particolare?

“Si. Deriva dal fatto che, nei vari viaggi, c’è stata anche l’India e quindi Goa. Le primissime collezioni di tanti anni fa avevano la tipologia di abbigliamento un pochino hippie con dei capi ricamati a mano. Erano i fuori acqua delicati alle feste in spiaggia. Sappiamo che Goa è nota in età hippie, negli anni ’60 e ’70, per il movimento e le feste che si facevano sulla spiaggia. Col tempo, il brand è andato evolvendosi. Ha preso il suo posizionamento, la sua immagine, che comunque è molto fashion. Non è etnica, anche se ci teniamo sempre, in tutte le collezioni, a mantenere questa lontana ispirazione”.

Sicuramente, anche per via del tema del viaggio, attraverso i vostri capi cercate sempre di tramettere dei messaggi.

“Certamente. Soprattutto in questo anno in cui non si è potuto viaggiare. Grazie anche ai contatti che abbiamo, ai fornitori, siamo molto influenzati, nonostante siamo sempre rimasti fermi. Il brand e tutte le collezioni risentono di queste influenze del mondo”.

Quando è stata creata l’azienda?

“L’azienda vera e propria è nata nel 2013, anche se nel 2011 abbiamo registrato il nome. Le primissime distribuzioni e bozze di collezioni sono però incominciate nel 2013”.

Un’attività imprenditoriale come quella di Goa Goa richiede senz’altro impegno e sacrificio. Tra l’altro, trattandosi di moda, bisogna anche saper intercettare i gusti dei clienti.

“Assolutamente sì. E’ molto complicato perché bisogna, innanzitutto, mantenere sempre la propria identità, che per un brand è la chiave vincente per essere riconoscibile, ma allo stesso tempo si devono capire quali sono le tendenze e i gusti, stando attenti anche alla qualità-prezzo. Ci sono, insomma, diversi fattori da tenere in considerazione”.

La vostra sede principale è a Rovigo. Anche se avete altri punti vendita distribuiti sia in Italia, sia all’Estero, no?

“Sì sì. Abbiamo una rete di agenti e distributori in Italia, al momento, ma stiamo facendo un grossissimo investimento sulla Spagna, dove siamo presenti soltanto da sei mesi, con un paio di collezioni, ma che ci sta dando già dei risultati importanti. A metà giugno, ad esempio, avremo l’inaugurazione dello showroom di Barcellona. Stiamo avviando una forte campagna di comunicazione dedicata soltanto al mercato spagnolo, che ha regole diverse rispetto a quelle italiane”.

Quando si parla di imprese, in questo periodo, non si può non pensare all’Emergenza Covid 19. Credo che anche per voi non sia stato un anno semplice…

“Il 2020 è stato sicuramente un anno difficile, dove abbiamo lavorato tantissimo. Sono stati dei mesi pesanti, difficili e con moltissimi problemi da risolvere. Allo stesso tempo, noi crediamo fortemente che da qualsiasi crisi possano aprirsi delle opportunità. Abbiamo lavorato anche per crearci delle nuove opportunità per questo 2021/2022 in termini di sviluppo di mercati esteri. Oltre alla Spagna, abbiamo anche il Portogallo e in pianificazione, probabilmente, c’è anche una fiera a Miami. Abbiamo lavorato per seminare e raccogliere poi negli anni futuri”.

Passiamo a parlare di una campagna benefica di Goa Goa, a cui so che tiene parecchio. Quella per la ricerca per il Linfedema, patologia che colpisce il sistema linfatico.

“Sì. E’ una campagna in collaborazione con Anna Maisetti, che è la portavoce dell’associazione Lymphido Onlus. Abbiamo realizzato delle t-shirt disegnate dal nostro ufficio creativo, ma approvate anche da Anna, ex modella che si è trovata ad avere questo problema in un’età avanzata. Da bellissima ragazza e modella, si è trovata a non poter utilizzare più le gambe perché, purtroppo, questa patologia porta gli arti inferiori e superiori a gonfiarsi. Chi ne soffre è costretto a coprirsi, a usare dei bendaggi. L’intero ricavato delle t-shirt andrà a sostegno non tanto dell’associazione Lymphido, ma finanzierà un campus che si tiene in Piemonte questa estate. E’ nostro obiettivo finanziare attività rivolte ai bambini, visto che il Linfedema colpisce non solo gli adulti ma anche moltissimi di loro. Per questo, servono fisioterapisti, medicinali, e tutta una serie di attività da fare con i bimbi”.

E’ la prima campagna benefica che appoggiate col vostro brand. Cosa vi ha colpito?

“L’abbiamo sentita molto nostra, in primis perché Anna è una nostra cliente; ama il brand, è venuta a trovarci. C’è stato, insomma, un amore tra lei e il brand. Non abbiamo appoggiato un’associazione qualsiasi. Questa campagna, che è in favore di una patologia poco conosciuta, l’abbiamo sposata insieme. E’ una partnership che si è venuta a creare tra di noi, in cui entrambi crediamo”.

Questa iniziativa dà anche una bella immagine della vostra azienda, che pur occupandosi di moda vuole lanciare dei messaggi ai clienti.

“Proprio così. In primis cerchiamo di lanciare dei messaggi. Tra l’altro, tra le polizze aziendali ci sono anche la sostenibilità e la etica. Faccio un esempio: lavoriamo molto coi villaggi indiani. Con i nostri prodotti, aiutiamo anche la loro economia. Facendo molto ricamato a mano, abbiamo bisogno del loro aiuto perché certe abilità non le fanno nelle grandi fabbriche, ma vengono fatte nei piccoli villaggi”.

Il vostro lavoro non si ferma mai. Immagino che in questo momento stiate preparando le nuove collezioni, giusto?

“Sì. Presenteremo entro fine giugno la collezione primavera-estate 2022, con la campagna che sarà fatta proprio a Barcellona. In seguito, la presenteremo in Italia senza incontrarci. Faremo delle call anche in questa stagione. Non ci sarà, purtroppo, un evento ufficiale”.

Avete un bel team dietro di professionisti per creare le varie collezioni?

“Certo, in azienda siamo tanti. Così come ci sono altre persone dislocate nelle varie aree di produzione. Tra di noi c’è sempre molta partnership, oltre che amore e passione. Parliamo di una cosa che va al di là del lavoro quotidiano, perché impegna tanto a livello di lavoro, energie. Bisogna proprio prenderlo a cuore. Il nostro settore è senz’altro super dinamico e stimolante. Sei a contatto con persone creative, tra cui modelle e fotografi. L’ambiente è piacevole”.

Lo ha citato prima. Nel vostro sito è possibile fare anche shopping on line…

“Sì. Abbiamo un centro logistico Italia. Con l’apertura dello showroom di Barcellona, apriremo lì un altro centro logistico con lo sviluppo da qui ai prossimi 12 mesi di potenziamento e investimenti importanti sullo shop on line della Spagna, con consegne gratuite. Al momento, infatti, non si possono fare consegne gratuite al di fuori dall’Italia”.

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