Caso Grillo, sentenza storica per il figlio di Beppe e gli amici: condannati a 8 anni di carcere

22 Settembre 2025 - 18:45

Caso Grillo, sentenza storica per il figlio di Beppe e gli amici: condannati a 8 anni di carcere

Tutti condannati. Così si chiude il processo noto come “Caso Grillo”. I giudici del tribunale di Tempio Pausania hanno deciso pene pesanti. Ciro Grillo, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta ricevono 8 anni. Francesco Corsiglia viene condannato a 6 anni e 6 mesi.

La sentenza, attesa da tempo, è arrivata dopo un rinvio. Infatti, il 3 settembre l’udienza era stata rimandata per un lutto che aveva colpito il presidente del collegio giudicante, Marco Contu. Ora il verdetto è ufficiale.

Il procuratore capo Gregorio Capasso aveva chiesto pene ancora più dure: 9 anni per tutti. La corte, pur accogliendo gran parte delle accuse, ha ridotto leggermente le condanne. Nessuno dei quattro imputati era in aula al momento della lettura. Assente anche Silvia, la giovane italo-norvegese che ha denunciato.

I fatti risalgono al 17 luglio 2019. Scenario: la villa della famiglia Grillo in Costa Smeralda. Allora imputati e vittime avevano 19 anni. Secondo l’accusa, Silvia sarebbe stata violentata dapprima da Corsiglia e subito dopo dagli altri tre ragazzi insieme.

La ragazza ha raccontato questa versione fin dall’inizio. Ha ripetuto di aver subito un doppio abuso: prima individuale, poi di gruppo. Le sue parole hanno rappresentato l’asse portante del processo.

Ma non era l’unica vittima. Anche l’amica Roberta ha denunciato abusi. In quel caso non ci fu penetrazione, ma immagini e un video a sfondo sessuale. Tre dei ragazzi la filmarono mentre dormiva sul divano. Lei scoprì di essere stata vittima solo quando fu convocata dagli inquirenti.

Le prove visive hanno pesato molto. Quelle foto e quei video, trovati nei telefonini degli imputati, hanno rafforzato l’accusa. Per Roberta si è parlato di violenza sessuale di gruppo, sebbene con modalità diverse.

Le difese hanno sempre negato tutto. Hanno sostenuto che Silvia fosse consenziente. Hanno insistito sulle contraddizioni e sui “non ricordo” della giovane. Ma la corte non si è lasciata convincere. Il verdetto, durissimo, conferma la sua credibilità e chiude un processo che ha scosso l’Italia.

Fonte: Corriere

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