Il tweet di Aurelio è suonato come un cinguettio soave: “Benvenuto Luciano, faremo insieme un grande lavoro”. Un ossimoro conoscendo De Laurentiis. Soprattutto per chi, negli anni, ha osservato e valutato il modus agendi del presidente.
Verso gli allenatori e verso i giocatori. È uno strano matrimonio questo tra Aurelio e Spalletti. Il primo non capisce molto di calcio, ma per lui è fatto di secondaria importanza. Ha sempre deciso tutto lui.
Anche i giocatori da acquistare, basandosi spesso più sul costo che sulle loro qualità e caratteristiche. Il secondo è maniacale, preciso, non lascia nulla al caso anche a costo di scatenare una guerra in società o nello spogliatoio.
De Laurentiis, dopo l’eccezione Pierpaolo Marino, suo primo e unico tutor poi cacciato, non si è mai circondato di dirigenti esperti e preparati come Marotta, Sabatini, Carnevali, Sartori e Osti. Ha preferito ingaggiare giovani virgulti disposti a far carriera assecondandolo come zerbini.
Ora non è chiaro perché con Spalletti “lavoreremo insieme”. Forse per fare lui il manager convinto della sua bravura e competenza (ma che fine avrebbe già fatto la Filmauro senza il Napoli?).
O perché in tal modo potrà meglio gestire e monitorare costi e ricavi della sua azienda familiare? Pare infatti che con Chiavelli e Giuntoli, dopo l’ennesimo flop del Bari, il feeling non sia più tanto intenso.
Come riuscirà a “lavorare insieme” per fare grandi cose con un tipetto come Spalletti, ci riesce difficile pensarlo e capirlo. È un tirchio nato, e se spende, c’è sempre un secondo fine a suo vantaggio.
Non certo per il bene della squadra di cui gliene frega poco, se non per la divisione degli utili e gli stipendi ai familiari. Lucianone, ieratica figura e notoria lingua tagliente, un signor allenatore sia ben chiaro, dopo 2 anni sabbatici a 6 milioni, ritorna in pista convinto di far bene e rifarsi un nome nel Gotha dei tecnici.
Non è umile Luciano da Certaldo, nato, non a caso, nel paese di Boccaccio. Soprattutto è uno di quei “Maledetti Toscani” per dirla alla Malaparte convinto di essere bravo, se non il migliore. E vuole dimostrarlo anche in Italia dopo le fortunate campagne di Russia.
Ma lì vincere ha un altro valore. Cosa gli chiederà a De Laurentiis? E che cosa gli chiederà De Laurentiis? Come faranno due primedonne di tal fatta a fare un grande lavoro insieme? Chi dei due cederà di fronte alle richieste dell’altro?
Onestamente tra i due, soprattutto da parte di Penelope De Laurentiis, non vediamo alcun margine di leale condivisione dei compiti… Poi, se Spalletti è improvvisamente diventato umile signorsì dopo le battaglie romane contro Totti e quelle milanesi contro Icardi, Wanda Nara, Perisic e Brozovic chissà…
Mi sembra piuttosto uno strano matrimonio tra una volpe e un lupo. Il primo, tecnico, vorrebbe finalmente arrivare all’uva; il secondo si traveste spesso da dolce nonnina. Chi dei due diventerà l’agnello di turno?
Vedremo già dal prossimo mercato, tra cessioni e acquisti chi tra i due ha bluffato da subito. Come al solito, a rimetterci, saranno i tifosi che Adl, magari senza volerlo, oppure volutamente, sta facendo disaffezionare dalla “sua” creatura. A meno che, entrambi, folgorati sulla via Domitiana, rinneghino il loro passato egocentrico e spocchioso, e credano finalmente che il Dio pallone abbia bisogno di condivisione, confronto e reale collaborazione per diventare vincenti. E sarebbe un miracolo. Anzi, o miracolo! Quel cinguettio fra “faremo insieme un grande lavoro” ci incuriosisce. Andiamo a vedere. E che il Dio del calcio ce la mandi davvero buona!
Sergio Curcio