RIVOLTA NEL CARCERE DI BENEVENTO? SEQUESTRO DI AGENTI? IL GARANTE REGIONALE SAMUELE CIAMBRIELLO E LA GARANTE PROVINCIALE PATRIZIA SANNINO DICHIARANO: “CONFONDERE UN MOMENTO CRITICO IN CARCERE CON UNA RIVOLTA GENERA CONFUSIONE E FRONTE DI GUERRA INESISTENTE.”
Stamattina nel carcere di Benevento si sono registrati momenti di tensione, il motivo sarebbe stato il mancato accompagnamento di un detenuto ad effettuare una visita medica all’interno della Casa Circondariale, il quale si è ribellato. Si sono verificati attimi di protesta durante i quali è stato mandato in frantumi un vetro e due poliziotti hanno riportato lievi lesioni, successivamente sono stati prontamente medicati in ospedale e sono poi rientrati a lavoro.
Nella prima mattina ci sono state chiamate da parte del Garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello, della Garante provinciale Patrizia Sannino e Garante nazionale Felice Maurizio D’Ettore, al Direttore dell’Istituto Gianfranco Marcello, il quale ha spiegato come sono andati i fatti e ha rassicurato i garanti ricostruendo l’accaduto e comunicando che non c’era nessuna rivolta in atto né tantomeno sequestro di agenti in atto. La protesta era rientrata.La dinamica del disordine è avvenuta dalle 8.30 alle 9.20.
Dalle ore 12.00 comunicati stampa aggressivi, agenzie di stampa, giornali e telegiornali, anche Nazionali, hanno riportato notizie di rivolta a Benevento di sequestri di agenti e di disordine ancora in corso. Su quello che è accaduto e come è stato divulgato c’è una dichiarazione congiunta dei Garanti regionali e Provinciali che stigmatizzano le parole lanciate come pietre, invitano a verificare le fonti e ad autorizzare i Direttori a dichiarare su come sono andati i fatti quando si verificano negli Istituti disordini, violenze o rivolte. Ecco la dichiarazione congiunta dei Garanti Samuele
Ciambriello e Patrizia Sannino: “Sempre più aggressivi comunicati dei sindacati di polizia penitenziaria, che ritraggono le carceri come un fronte di guerra, non stupiscono chi ha contezza di un conflitto in effetti in atto, sebbene il bersaglio dell’offensiva sia uno solo: la popolazione detenuta. E poi perché comunicare quando l’evento è in corso? Si crea allarme a tutta la comunità
penitenziaria. E infine perché i Mass media non verificano con altre fonti le notizie prima di renderle pubbliche? E perché non si autorizzano i direttori degli Istituti o il PRAP a ricostruire subito come sono andati i fatti?”