Caos in Bangladesh dove sarebbero circa 100 le persone uccise durante le proteste portate avanti da gruppi di studenti contro il sistema che assegna gli impieghi nel settore pubblico.
Le proteste sono iniziate la scorsa settimana ed hanno coinvolto una grande parte di popolazione studentesca. Secondo una giornalista dell’Afp, inviata da Dacca, la polizia avrebbe iniziato a sparare sulla folla, provocando moltissime vittime. Gli ordini sarebbero giunti dalla prima ministra Sheikh Hasina, figlia del primo presidente del Paese. Secondo alcune fonti Hasina avrebbe dispiegato forze dell’ordine in tutto il territorio con l’obiettivo di contenere i disordini.
La motivazione di base della protesta è la mancanza di meritocrazia all’interno del sistema. In particolare, i manifestanti protestano per una legge entrata in vigore negli anni ‘70 che assicurerebbe il 30% delle occupazioni ai figli dei reduci dalla guerra d’indipendenza del paese. Il sistema era stato sospeso nel 2018, ma lo scorso mese l’Alta Corte del Bangladesh lo aveva reintrodotto nell’ordinamento. Da lì sarebbero iniziate le prime rivolte.
Sono scesi in campo anche alcune organizzazioni per i diritti umani che accusano il governo di Hasina di aver abusato del potere delle istituzioni per sedare con violenza le rivolte e spegnere il dissenso. Le vittime al momento ammonterebbero a circa 100, con almeno 700 persone ferite. Naturalmente il bilancio potrebbe essere più grave, ma le informazioni che giungono sono poche e saltuarie.
“L’aumento del numero delle vittime è una prova scioccante della totale intolleranza delle autorità del Bangladesh nei confronti delle proteste e del dissenso”. Queste le parole scritte in una nota da Babu Ram Pant, di Amnesty International.
Fonte: Fanpage.it
