Dodici anni di reclusione. Questa la condanna del pubblico ministero Gionata Fiore a carico del sociologo di Piedimonte Matese, di 66 anni, accusato di aver abusato sessualmente di bambine tra gli 8 ed i 9 anni all’epoca dei fatti.
Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), presieduto da Loredana Di Girolamo, ha condannato quindi a 12 anni di carcere il 66enne, a differenza degli 8 anni richiesti dalla Procura.
I fatti sono avvenuti a casa dell’uomo, nell’alto-Casertano, dove le bimbe di otto e nove anni, tra il 2015 e il 2018, si recavano per fare i compiti.
Dinanzi al collegio presieduto dal giudice Loredana Di Girolamo, la pubblica accusa, al termine di una requisitoria durata quasi due udienze, formulò le proprie richieste a carico dell’imputato di 66 anni.
Hanno dicusso anche gli avvocati Emanuele Sasso, Ignazio Maiorano e Carmela Amato, difensori delle parti civili, che hanno reiterato le istanze di condanna pronunciate dalla Procura.
Infine concluse l’arringa del difensore dell’imputato, l’avvocato Alfano. In definitiva, dunque, l’uomo è stato condannato a dodici anni di reclusione.
In Campania si stimano oltre 200 casi di abusi su minori. Per lo più a essere vittime sono minori in età preadolescienziale, pari all’80% e, nell’87% dei casi si tratta di bambine tra i 6 e i 10 anni.
Maltrattamenti invisibili, violenze sommerse subite tra le mura domestiche, perpetrate da persone che i piccoli conoscono: sono oltre 200 i casi di abusi intrafamiliari subiti dai minori in Campania, secondo una stima che e’ il risultato del primo studio sull’incesto condotto dal Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Campania, Cesare Romano, in collaborazione con la ricercatrice Ida Romolini e l’Associazione di volontariato Iuvare.
Per lo più a essere vittime sono minori in età preadolescienziale, pari all’80% e, nell’87% dei casi si tratta di bambine tra i 6 e i 10 anni.
Purtroppo, però – e’ evidenziato nella ricerca – quello degli abusi intrafamiliare resta una stima perché si tratta di violenze sommerse dal momento che una violenza tra le mura domestiche e’ molto più difficilmente comunicabile dalle vittime, confuse dai vincoli familiari con i responsabili.