Calcio, è ora di tirare le somme

30 Dicembre 2020 - 18:45

Calcio, è ora di tirare le somme

Fine anno – e meno male! – ed è tempo di bilanci. Il nostro calcio, come azienda, è in rosso. Non poteva essere altrimenti nel tempo covidiano. Senza pubblico e quindi senza incassi.

Sta bene, invece, come movimento. Con più squadre in lizza per il titolo e per i piazzamenti Uefa. Si profila un derby meneghino per lo scudetto che mancava da oltre una decina d’anni.

La squadra dei casciavit non è soltanto Ibra. La squadra dei bauscia è quasi solo Lukaku. Frizzante il gioco di Pioli. Monotono quello di Conte.

C’è il Napoli di Ringhio in agguato dopo il punto restituito e la partita da giocare con Madama e l’esplosività di Lozano Messico e nuvole. Intriga la Roma di Fonseca, finché reggerà Pedro, il campione che vanta più titoli conquistati al mondo.

Molti indizi conducono alla fine dell’egemonìa novennale della Juve, forse con troppa fretta affidata a Pirlo. Nonostante un alieno come CR7. C’è la sana provincia con l’impertinente Sassuolo di De Zerbi ed il perenne miracolo bergamasco con l’Atalanta di Gasperini, super anche in Europa.

De Zerbi e Gasp, insieme con Juric (Verona) li considero i migliori tecnici del campionato. Sull’altalena la Lazio che non decolla. Nonostante l’aereo messo a disposizione da Lotito ed i gol pesanti di Immobile degna Scarpa d’oro.

La sorpresa ha i colori giallorossi del Benevento di Pippo Inzaghi, la neopromossa salda al centro della classifica. Balla sul filo del rasoio il Torino che rischia seriamente la retrocessione.

Nonostante l’impegno al sudore ed i gol di Belotti. Commovente nella sua solitudine. In evidenza alcuni elementi emergenti. Come l’interista Bastoni ed il doriano Augello.

Due italiani: il primo già una certezza, il secondo più di una speranza – anche se non verdissima – per Mancini. L’apice di un movimento calcistico che si rispetti è costituito dalla Nazionale.

E qui, altro che profondo rosso. Siamo nell’epoca dell’Eldorado. Come negli anni d’oro. Come ai tempi di Bearzot e di Lippi. Conclusi, guarda caso, con la vittoria di due mondiali (1982 e 2006).

In pompa magna verso gli Europei. Con l’imbarazzo della scelta. Vista e considerata l’abbondanza del materiale umano e tecnico degli azzurrabili. Mancini detto Mancio ha saputo mettere insieme le tessere di un puzzle di valore internazionale.

Ed ha saputo dare alla sua Italia la levità stilistica – sua prerogativa da calciatore – e la potenza del suo gemello del gol: Vialli, anch’egli nello staff. L’ha forgiata dandole un gioco brioso che punta diritto alla porta avversaria.

Solida in difesa, a cominciare da Donnarumma tra i pali. Completa nel reparto di centrocampo, il più importante, insieme diga di contenimento e di rampa di lancio.

Poche Nazionali al mondo possono vantare la ricchezza della mediana azzurra: la classe di Verratti, il dinamismo di Barella, la mentalità euclidea di Jorginho, la duttilità di Locatelli,

Intrigante negli uomini di fascia, bassa o alta che sia: Emerson Palmieri e Berardi. La scelta più difficile è lì davanti. Tra Belotti ed Immobile. E comunque sia, sarà un successo.

Adolfo Mollichelli