Una moratoria di sei mesi per le bollette. Il bonus per i redditi scollegato dall’Isee. E aiuti per le giovani coppie sui mutui per la prima casa. Il primo decreto di Giorgia Meloni premier sarà un Dl Aiuti 4.
Il governo è già all’opera per intervenire nel frenare i rincari,addocchiando anche i “gufi” evocati dalla premier nel corso del primo CdM.
Chissà se si riferisce all’opposizione o a qualcuno all’interno del centrodestra. Di certo se i 10 miliardi ereditati dal governo Draghi serviranno a confermare le detrazioni alle imprese e i bonus sociali oltre alle accise sui carburanti, ora è caccia alle risorse per fare qualcosa in più.
Uno dei primi interventi sarà quello riguardante le bollette,che per poter fermare i distacchi dei morosi,la premier starebbe pensando di attuare un passaggio da 1 a 6 mesi nel meccanismo di moratoria,oltre che intrudurre una rateizzazione di circa 10 mesi.
Il governo punta anche a cambiare il bonus sociale con un nuovo meccanismo. Che prevede di scollegarlo all’Isee, anche se c’è un progetto alternativo che prevede di portare la soglia da 12.500 euro a 15mila. L’idea, spiega oggi La Stampa, è quella di garantirlo ai redditi più bassi rendendo insieme automatico il contributo. E questo perché l’Isee oggi sta rappresentando un ostacolo alle richieste. Come dimostrano i fondi rimasti in cassa in questi mesi.
Un’altra novità del primo decreto del governo Meloni è un intervento sui mutui per la prima casa dei giovani. Si tratta di un aiuto che si sommerà agli altri varati dagli esecutivi precedenti. L’intervento costa 4,7 miliardi di euro e rischia di assorbire da solo metà del tesoretto. Il tax credit attualmente riguarda le imprese che hanno registrato aumenti almeno del 30% nelle forniture di luce e gas rispetto al 2019. Prevede una aliquota del 40% per le energivore e del 30% per le pmi che impegnano 4,5 kilowatt. Il governo Draghi ha già esteso fino alla fine dell’anno la cancellazione degli oneri di sistema e la riduzione al 5% dell’Iva pagata sul metano. Questi interventi andranno rifinanziati a partire dal primo gennaio 2023.
I costi per poter attuare il primo decreto sono abbastanza elevati ma a questi andrebbero aggiunti anche altri costi che saranno presenti il prossimo anno:
- 8,5 miliardi di euro per indicizzare le pensioni;
- 5 miliardi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego;
- 4,5 miliardi di euro per lo sconto contributivo del 2% a carico dei lavoratori dipendenti con reddito fino a 35 mila euro;
- 2 miliardi di euro di spese indifferibili.
Queste spese andranno ad ingrossare il conto totale della Legge di Bilancio 2023. Ecco quindi che il fabbisogno per il primo decreto dovrà tenere conto delle spese da affrontare a dicembre. Per questo, anche se rimangono in piedi interventi come la pace fiscale per le cartelle esattoriali fino a 3500 euro, si va verso uno scostamento di bilancio. Chiesto anche dalla Confindustria.