“Non dovrà succedere mai più a nessun bambino, questa sarà la mia battaglia”. Questo è il grido di dolore del padre di un bambino ligure di soli 3 anni, morto a causa della sindrome emolitica-uremica (SEU), dopo aver mangiato formaggio. Il piccolo è deceduto alla fine di maggio, dopo un mese e mezzo di sofferenza in un ospedale di Genova.
Tutto è iniziato durante una gita in montagna. La famiglia ha acquistato formaggio a latte crudo da un’azienda casearia. Probabilmente, il formaggio era contaminato da Escherichia Coli. Il bambino lo ha mangiato prima di Pasqua. Dieci giorni dopo, sono comparsi i primi sintomi: dissenteria.
La mattina di Pasquetta, i sintomi sono peggiorati. La famiglia ha portato il bambino all’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova. I medici hanno capito subito la gravità della situazione. Hanno messo in atto tutte le contromisure necessarie, ma l’incubo era appena iniziato.
Le condizioni del bambino si sono aggravate rapidamente. È stato ricoverato in rianimazione. Per la famiglia, sono stati cinquanta giorni di calvario. Speravano in un miracolo, ma il bambino non si è mai ripreso. Il 21 maggio, dopo arresti cardiaci e due interventi chirurgici, è morto.
Questa tragedia ha spinto i genitori a intraprendere una campagna di informazione. Vogliono sensibilizzare altre famiglie sui rischi della SEU. “Un caso è già troppo”, affermano, chiedendo etichette chiare sui latticini prodotti con latte crudo.
“Sembra banale, ma SEU ha cambiato la nostra vita per sempre”, ha dichiarato il padre. “Non dovrà succedere mai più a nessun bambino. Questa sarà la mia battaglia”. La madre aggiunge: “Le contaminazioni possono verificarsi. Ciò che è successo è raro, ma è successo. E un caso è già troppo”.
La loro battaglia mira a introdurre l’obbligo di etichette chiare sui latticini a latte crudo. Vogliono un simbolo semplice, come un bambino barrato, per avvisare i genitori. Sperano che la loro tragedia possa prevenire altre sofferenze.
La storia di questo bambino è un monito. La campagna dei genitori è un appello alla consapevolezza. La loro determinazione vuole garantire che nessun altro bambino debba soffrire così.
Fonte: Fanpage
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