“Aiuto, mia mamma sta male, papà l’ha picchiata” sono le parole di un bimbo, che ha chiamato il 112 raccontando che sua mamma stava prendendo le botte dal compagno. A riportare la notizia Il Messaggero.it. La violenza della quale vittima è ancora una volta una donna, si è consumata nei giorni scorsi nel territorio della periferia romana del quadrante Est. La famiglia era in casa: madre, compagno e diversi minori, quando uno dei bambini, il più grande, ha preso lo smartphone e ha digitato il Numero Unico delle Emergenze. Ha assistito alla scena di violenza, si è fatto coraggio e, nonostante la sua giovanissima età, è intervenuto come poteva per aiutare sua mamma. Forse aveva visto farlo altre volte oppure in televisione.
Dall’altra parte l’operatore ha udito la voce del bimbo che chiedeva aiuto, dando il nome e l’indirizzo di casa. Ambulanza e polizia sono arrivati e hanno bussato alla porta. Al suo interno però hanno trovato solo la donna con i bambini, mentre il compagno non c’era. Non c’è riscontro sulle esatte condizioni di salute in cui si trovava la donna al momento dei soccorsi, Il Messaggero parla di volto tumefatto ed evidenti segni di aggressione. Alla vista degli agenti in divisa e del personale sanitario, ha rifiutato di essere visitata, di essere trasportata in ospedale e di sporgere denuncia.
La reazione della signora in questione ai più sembrerà assurda a noi donne dei Centri antiviolenza ci è invece molto chiara, paura, minacce di ritorsione, vuoto nero nel futuro e nessuna nuova informazione su diritti ed opportunità, fanno di un intervento delle forze dell’ordine qualcosa che può non raggiungere l’obiettivo di facilitare una definitiva uscita dalla violenza – continua Ercoli – A questo servono le associazioni di donne che gestiscono i cav e a questo serve il 1522 numero della Presidenza del Consiglio dei Ministri, gestito da Differenza Donna, per garantire alla rete antiviolenza tutta, anche a quelle forze dell’ordine che sono intervenute, di chiamarci davanti alla donna e di passarcela, per parlarci e dargli una visione del suo futuro possibile libero dalla violenza”.