Berlusconi non arriva a 505. Il piano di Gianni Letta per eleggere Draghi

16 Gennaio 2022 - 17:06

Berlusconi non arriva a 505. Il piano di Gianni Letta per eleggere Draghi

Candidano Silvio Berlusconi, ma intanto anche i suoi fedelissimi preparano il terreno per il fallimento di una candidatura divisiva, come riconosciuto tra le fila della stessa Lega e persino da Gianni Letta, fedelissimo del Cavaliere. Un fedelissimo che nella giornata in cui il centrodestra si è mostrato ufficialmente compatto sul nome di Berlusconi è andato per l’ennesima volta a parlare con Mario Draghi a Palazzo Chigi. 

Secondo La Stampa, la visita di Letta a Palazzo Chigi ha fatto infuriare Berlusconi: “Il leader di Forza Italia è attorniato dallo staff. La notizia lascia tutti stupiti. «Che vuol dire che è andato a Palazzo Chigi questa mattina? Prima del vertice?», chiede Berlusconi. La ricostruzione è confermata da fonti a lui vicine: il fondatore di Mediaset, assicurano, non ne sapeva nulla. Né tantomeno, aggiungono, è stato inviato a far visita a Draghi come emissario del presidente di Forza Italia, come qualcuno potrebbe immaginare. Ma soprattutto: avrebbe taciuto dell’incontro per tutta la durata del summit con i leader di Lega e Fratelli d’Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. È una precisazione importante, che dà l’idea di come la partita del Quirinale stia slabbrando ogni certezza e di quanto i sospetti, anche tra amici o alleati, siano diventati la matrice comune delle diverse interpretazioni dei fatti”, scrive La Stampa.

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Quirinale, asse tra zio e nipote Letta: il piano è portare Draghi al Colle
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Quirinale, asse tra zio e nipote Letta: il piano è portare Draghi al Colle
Quirinale, asse tra zio e nipote Letta: il piano è portare Draghi al Colle

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Sabato, 15 gennaio 2022
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Candidano Silvio Berlusconi, ma intanto anche i suoi fedelissimi preparano il terreno per il fallimento di una candidatura divisiva, come riconosciuto tra le fila della stessa Lega e persino da Gianni Letta, fedelissimo del Cavaliere. Un fedelissimo che nella giornata in cui il centrodestra si è mostrato ufficialmente compatto sul nome di Berlusconi è andato per l’ennesima volta a parlare con Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Secondo La Stampa, la visita di Letta a Palazzo Chigi ha fatto infuriare Berlusconi: “Il leader di Forza Italia è attorniato dallo staff. La notizia lascia tutti stupiti. «Che vuol dire che è andato a Palazzo Chigi questa mattina? Prima del vertice?», chiede Berlusconi. La ricostruzione è confermata da fonti a lui vicine: il fondatore di Mediaset, assicurano, non ne sapeva nulla. Né tantomeno, aggiungono, è stato inviato a far visita a Draghi come emissario del presidente di Forza Italia, come qualcuno potrebbe immaginare. Ma soprattutto: avrebbe taciuto dell’incontro per tutta la durata del summit con i leader di Lega e Fratelli d’Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. È una precisazione importante, che dà l’idea di come la partita del Quirinale stia slabbrando ogni certezza e di quanto i sospetti, anche tra amici o alleati, siano diventati la matrice comune delle diverse interpretazioni dei fatti”, scrive La Stampa.

Il vero nome, secondo Repubblica, sarebbe Mario Draghi. “Non si è mai visto uno schieramento chiedere al proprio candidato alla presidenza della Repubblica di avere i numeri necessari all’elezione”, scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. “Infatti, la decisione sui numeri sarà presa venerdì 21. Quello è il cimento. Se Berlusconi non si ritira, allora si va alla conta alla quarta votazione, quando servono 505 voti. Se non ce la fa ecco allora la vera carta: Mario Draghi, alla quinta votazione. Il centrodestra quanto è compatto a sostenere il proprio candidato bandiera? Il deputato di Coraggio Italia, Osvaldo Napoli, per dire, si è subito smarcato dall’appoggio a Berlusconi. Segno che il fronte pro Silvio è molto meno unito di quel che vuol fare credere”, conclude Repubblica.

Anche Annalisa Cuzzocrea su La Stampa sostiene che le ipotesi sul tavolo ora siano sostanzialmente due: Draghi oppure un Mattarella bis. “Paradossalmente, il quadro fermo avvantaggia il capo del governo perché – tanto più se Berlusconi decidesse di andare alla conta nelle prime tre chiame – dopo sarebbe possibile solo una soluzione d’emergenza. E l’uomo delle emergenze ha un nome e cognome che ormai i partiti conoscono bene”, scrive La Stampa.

L’ipotesi Draghi tra l’altro unirebbe anche i teorici opposti. Che in questo caso fanno parte della stessa famiglia. Vale a dire Enrico Letta e Gianni Letta, nipote e zio che appunto starebbero lavorando d’intesa per portare Draghi al Quirinale. Lo scrive il Fatto Quotidiano. “Il 27 avremo il presidente, grazie all ’accordo con Gianni Letta”, ha detto Renzi. L’opzione a lui va bene, gli permette di giocare un ruolo. Letta jr. dal canto suo ieri ha commentato la candidatura di Berlusconi come “una minaccia” che fa perdere tempo, un “teaser ” e non l’inizio del film. Un modo per dire che non la considera una cosa seria. Conta pure sul lavoro dello zio. Oggi sarà lui a parlarne in direzione. L’altro, intanto, continuerà a tessere la tela e forse proverà a far ingoiare a Enrico il governo dei leader che lui esclude, ma che per Salvini potrebbe essere un vantaggio”, conclude il Fatto.

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