Barbara Bacci a tutto cinema tra “Medium” e Una Preghiera per Giuda”. L’Intervista

19 Novembre 2021 - 4:21

Barbara Bacci a tutto cinema tra “Medium” e Una Preghiera per Giuda”. L’Intervista

Fa parte del cast di Medium, il film di Emy Productions diretto da Massimo Paolucci uscito nelle sale lo scorso 14 ottobre, ma nel 2022 sarà anche uno dei volti di Una Preghiera per Giuda, produzione internazionale con un cast davvero stellare. Parliamo dell’attrice

Barbara Bacci, che ha un’esperienza ventennale nel campo della recitazione. Una passione, che poi si è trasformata nel suo primario obiettivo, iniziata quando aveva soltanto otto anni e prendeva parte al suo primo saggio di danza. Un momento dove, calandosi

appieno nei panni del personaggio che interpretava, ha capito che ogni ballerino è anche un attore, che esprime sensazioni attraverso i suoi gesti, gli sguardi e le espressioni. Proprio come ci ha raccontato in questa intervista.

Salve Barbara, il 14 ottobre 2021 è uscito in tutte le sale il film Medium. Parliamo dunque un po’ del personaggio che ha interpretato.

“Il personaggio che interpreto in Medium si chiama Barbara, proprio come me. In ogni caso, Barbara è la moglie di un malavitoso, Cagliostro (Tony Sperandeo), che alla fine si rivelerà la partner in crime dell’uomo. La prima parte del film è ambientata a Roma mentre

la seconda, che è quella in cui entra il mio personaggio, in un casale fantastico, molto isolato, in Umbria. Barbara viene rapita e tenuta in ostaggio in questa villa, dove si svolgerà la maggior parte della narrazione. E’ una donna con la doppia personalità: nelle prime scene è una signora gentile, affabile, ma poco dopo si rivela diabolica, malvagia, cinica. Personalmente, la definirei una psicopatica”.

Medium parla di un piccolo gruppo di criminali che, dopo aver rubato il bottino in un bar di proprietà di Cagliostro utilizzato per il riciclaggio di denaro sporco, devono introdursi, per salvare la loro vita, in una villa isolata per recuperare una gemma preziosa desiderata dal boss. Dal thriller si passa così all’horror, con l’intervento di forze soprannaturali all’interno della villa. Che tipo di esperienza lavorativa è stata?

“Molto interessante. Medium non è stato però il mio primo film horror. Ne avevo già girato uno, in Canada, dove interpretavo un’infermiera che si trasformava in uno zombie. Un lavoro molto particolare, in bianco e nero, che si intitola Graveyard Alive. Tornando a Medium, la maggior parte delle scene sono state girate in notturna. La location della villa umbra era davvero suggestiva e mi ha aiutato ad entrare maggiormente in sintonia con il personaggio. A parer mio, è un film davvero particolare. E’ l’opera prima del regista Massimo Paolucci ed è diversa dai soliti horror. Da un lato vediamo la criminalità organizzata, con la gang composta da piccoli malfattori, dall’altro gli eventi paranormali che si creano nel corso del film travolgono tutto ciò che questi ‘bulletti’ avevano pensato di fare. La bravura di Paolucci è stata nel mettere in luce lo stravolgimento di potere, che passa dalle mani dei criminali a quelle imprevedibile delle forze occulte”.

Il film è prodotto da Emy Productions, la stessa casa di produzione di Una Preghiera Per Giuda, altro film che la vede nel cast.

“Esatto, ed ha ancora la firma del regista Massimo Palucci che, secondo me, attraverso questo lavoro si è cimentato proprio in un altro genere, differente rispetto a Medium. Una Preghiera per Giuda non è né un thriller, né un horror, ma un film drammatico e d’azione. C’è una parte drammatica, in cui il mio ruolo rientra appieno. Sia la trama che i personaggi sono più elaborati e complessi rispetto a Medium. E’ un film che parla di mafia, ma anche di rapporti umani, di grandi conflitti. Tanto spazio è dedicato all’amore, ma pure all’odio. Il cast è composto da bravissimi attori italiani, ma anche da star internazionali, come Danny Trejo e Natalie Burn”.

Anche qui, se non erro, lavorerà a stretto contatto con Tony Sperandeo, visto che sarà “sua cognata”.

“Esattamente. Sarò Vittoria, un personaggio ambiguo che non è quello che sembra. E’ la cognata di Don Salvatore Torangeli, un boss mafioso interpretato da Tony Sperandeo. E’ la sorella gemella identica della moglie dell’uomo. Le due erano talmente tanto somiglianti che pure i loro genitori facevano fatica a distinguerle. Vittoria è una donna di classe e dai modi eleganti, ma sa cosa vuole e farà di tutto per averlo. Sarà un ruolo complesso: inizialmente si presenterà in un modo, poi virerà su altre direzioni. Per questo ruolo, ho approfondito e cercato di studiare un po’ la doppiezza dell’animo umano in tutte le sue sfaccettature, dato che Vittoria ne ha tantissime”.

E del regista Massimo Paolucci che cosa mi può dire? Come si è trovata a lavorare con lui?

“Questi due film, come abbiamo già detto, rappresentano il suo esordio da regista, visto che prima era produttore. Indipendentemente dal lavoro, Massimo è una persona cordiale e affabile. Da regista è sicuramente molto attento, disponibile, sa portarti dove vuole lui, ti dirige. Ti porta ad ottenere quella che è la sua visione. Il suo bello consiste anche nel fatto che ti dà tanto spazio e ti lascia improvvisare. E’ capitato più volte che Paolucci mi invitasse a seguire il mio istinto in determinate scene, dandomi la possibilità di esprimermi. Massimo ha una grande apertura mentale. Lavorare con lui è stata un’esperienza proficua che mi ha arricchito molto come attrice. Ha davvero un bell’approccio con gli attori. Ci sa ascoltare e collabora con noi”.

Parliamo di lei come attrice. Quando è nata la sua passione per l’arte?

“La mia passione nasce quando avevo 8 anni, età in cui ho iniziato a studiare danza classica. Dal mio punto di vista, ho interpretato il mio primo personaggio quando, con tutù e scarpette, sono salita sul palcoscenico del Teatro Alighieri di Ravenna per il primo saggio di danza. In quell’istante non ero più Barbara, ma un personaggio. Da lì ho compreso che ogni ballerino è anche un attore.  Anche un attore deve infondere dei messaggi attraverso gli sguardi, i gesti, le espressioni e non per forza attraverso la parola. Bisogna trasmettere emozioni, sensazioni, altrimenti la danza, così come la recitazione, diventa soltanto un esercizio di ginnastica fine a se stesso. E’ questo il passaggio che si deve fare per diventare un artista. Personalmente, dal giorno del saggio non ho mai smesso di studiare, di perfezionarmi. Questo lavoro mi ha portato a viaggiare tanto. Ho vissuto prima a Londra e poi in Canada, dove ho passato la maggior parte della mia vita ed ho continuato la mia carriera. E da ballerina, visto che in America c’è un altro tipo di cultura per il mondo dell’arte, che va più a 360°, ho studiato anche recitazione. Col trascorrere dei giorni, ho desiderato dunque approfondire questo amore per la recitazione. Ho così cominciato a studiare seriamente a Montreal, Toronto e New York. E da lì, dalla danza, è nata il mio amore per il mestiere dell’attrice ed ha preso il via la carriera al cinema, teatro e televisione. Attività che prosegue da più di vent’anni”.

Ha dei progetti futuri dei quali può parlarmi?

“Assolutamente. Tra i progetti futuri c’è un cortometraggio, a cui tengo molto. E’ un progetto a cui sto lavorando da tempo. E’ la storia di due donne, con dei background molto diversi, che si incontrano per caso e si confrontano su scelte di vita inaspettate. Questo lavoro coinvolge me e Anita Tenerelli, una bravissima attrice italiana che è anche l’autrice di questo corto tutto al femminile. Inoltre, c’è un altro progetto di teatro-danza con la coreografa Evelin Facchini. Siamo tutte e due italiane, ballavamo insieme in Canada ed è nata una grande amicizia. Ora lei vive a Berlino, dove ha la sua carriera e dove il teatro-danza è davvero all’avanguardia”.

La saluto con un’ultima domanda. Quali sono i valori in cui crede fermamente?

“Gentilezza, educazione e rispetto. Be nice”.

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