Un 40enne neozelandese, è stato condannato a 13 anni di carcere dal tribunale distrettuale di Christchurch in Nuova Zelanda. E’ stato dichiarato colpevole per aver picchiato con calci
e pugni un bambino di 9 anni e rinchiuso in auto senza cibo per giorni. Il piccolo non poteva usare nè il bagno, né parlare con gli altri. Il bimbo non era però la prima vittima
dell’uomo già dichiarato colpevole di 28 accuse tra cui aggressione, rapimento, tentato stupro, strangolamento e abusi sessuali su due minorenni, una con meno di 12 anni.
In tutto sei vittime, tre delle quali hanno testimoniato in tribunale mostrando le cicatrici che l’uomo aveva lasciato nelle loro vite. Secondo la ricostruzione fatta in tribunale, il
40enne ha costretto il bambino a vivere in uno stato costante di paura. Poteva essere punito per qualsiasi piccolo problema, col risultato di rimanere chiuso in auto a tempo indefinito.
In un’occasione, ha visto il bimbo sgattaiolare fuori dall’auto per andare in bagno, gli ha dato un pugno e gli ha ordinato di passare un altro giorno in macchina senza cibo. Un’altra volta lo
ha afferrato per il collo fino quasi a soffocarlo. E poi ancora pugni e calci alla mascella e alla testa fino a fargli perdere i sensi. L’ultima terribile punizione l’ha costretto a rimanere
confinato senza cibo per quattro giorni. Il bambino ormai visibilmente malato, pallido e debole è crollato. L’uomo ha così permesso alla madre di dargli da mangiare e di restargli
vicino fino alla guarigione. L’uomo è stato finalmente arrestato a settembre dello scorso anno in un campeggio ad Amberley.