Bambino di 7 anni uccide il patrigno con una coltellata: ha difeso la madre

2 Dicembre 2020 - 14:44

Bambino di 7 anni uccide il patrigno con una coltellata: ha difeso la madre

Un contesto di brutalità e degrado fa da sfondo ad una violenta e terribile vicenda svoltasi a Manfredonia, in provincia di Foggia, Puglia. Qui, in un podere di campagna dove vive quella che apparentemente sembrava una famiglia normale, esplode la tragedia: un bambino di 7 anni colpisce il patrigno all’addome, con un coltello, uccidendolo.

La madre, che viveva insieme al compagno (un pregiudicato di 38 anni) con i loro due figli e il bambino che la donna aveva avuto da una precedente relazione, ricostruisce la sua vicenda nell’interrogatorio con i carabinieri che indagano sul caso.

Secondo il racconto che riporta anche l’avvocato della donna, Angelo Salvemini, il compagno sarebbe rientrato a casa ubriaco. Sarebbe scoppiata una furibonda lite tra i due: a quel punto, il bambino sarebbe intervenuto in difesa della madre.

L’uomo avrebbe inseguito il piccolo per tutta la casa, fino alla cucina, dove il bambino sarebbe riuscito ad afferrare un coltello e a usarlo sul corpo dell’uomo, pronto ad avventarsi su di lui. Il corpo dell’uomo sarebbe stato trasportato in ospedale, con una grave ferita all’addome, ma già non c’era più speranze. Anche il bambino è stato condotto al policlinico di Foggia, a causa delle ferite alla bocca e ai denti, riportati probabilmente mentre tentava di difendere se stesso e la madre.

Il 38enne, come anticipato di sopra, era un pregiudicato: era, infatti, stato arrestato nel 2013 per il suo coinvolgimento nell’operazione “Romanzo criminale” insieme ad un gruppo di giovani di Manfredonia. La banda, durante il periodo compreso tra giugno e novembre del 2012, aveva dato il via all’escalation di violenze che sarebbero culminate nell’uccisione di 4 persone nella città.

Accusato per occultamento di cadavere, era stato condannato a 4 anni di pena detentiva, poi ridotta a tre. La situazione è ora molto delicata, dato che il piccolo, data la sua età, non è nemmeno imputabile: per questa ragione, gli inquirenti cercano di mantenere la vicenda riservata sino a quando non saranno chiarite le motivazioni e il contesto familiare e saranno prese delle disposizioni conseguenti.

Si ricorda, altresì, l’aggressione ad un giornalista di Tgr Puglia, che stava svolgendo il suo lavoro intervistando alcune persone del comune di Manfredonia. Un inaccettabile ulteriore attacco, accompagnato da minacce e spintoni, ad un agente dell’informazione. Situazioni di violenza ormai inaccettabili, che vanno ulteriormente a confermare i dati sulla difficile situazione che circondava il bambino. La priorità, ora, dev’essere data alla tutela dell’infanzia dalle minacce che spesso si annidano, purtroppo, fra le mura domestiche.

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