Infermiera tenta di strangolare autista Uber, i fatti
Ancora una volta ci giunge dall’America una notizia di un’aggressione senza motivo. La vittima stavolta è un autista Uber preso di mira da un soggetto di sesso femminile, l’infermiera Michelle Stillwell, la quale senza mezzi termini ha letteralmente aggredito mordendo e cercando di strangolarlo. Ma andiamo con ordine. I fatti ci dicono che questa donna che lavora all’ospedale di e St. Petersburg , in Florida, ha tentato di mordere il giovane operatore Uber. Non soddisfatta del suo gesto, in preda a un totale raptus omicida, ha messo le mani intorno al collo del malcapitato autista, cercando di strangolarlo e di ammazzarlo senza che ci fosse alcuna ragione per dare inizio a questo atto assolutamente folle e assurdo.
Ancora una violenza nei confronti degli autisti Uber
La cosa inquietante e che lascia perplessi la maggioranza dell’opinione pubblica, è che non è la prima volta che si registrano casi di aggressione, danneggiamenti o addirittura imboscate nei confronti degli operatori Uber di cui stiamo trattando. Molto spesso questi attacchi sono per le più esenti da giustificazioni o addirittura guidati e mossi da futili motivi di cui si fa davvero fatica a concepirne la ragione. Alcuni autisti privati, a seguito di rapine, sono stati costretti ad abbandonare la piattaforma Uber alla quale si erano iscritti, proprio perché soggetti ad imboscate pericolose che hanno fatto temere addirittura per la propria incolumità. Molte volte hanno dovuto difendersi da soli da tutti quei pericoli che il lavoro su strada comporta. Simili avvenimenti molto pericolosi si registrano in ogni parte del globo. Questa volta la scena con relativo pericolo per l’incolumità del soggetto Uber in questione, si è svolta in Florida, dove, ricordiamo, l’infermiera implicata e imputata del folle gesto ha cercato di mordere e strangolare il guidatore Uber protagonista della vicenda.
La notte pericolosa del malcapitato
I fatti, ribadiamo, si sono svolti nel sud degli Stati Uniti, precisamente sabato 17 Aprile, data in cui il giovane a seguito di una chiamata sul portale alla quale è regolarmente iscritto, è andato all’appuntamento con la donna in questione, la sua carnefice, Michele stillwell. Proprio perché ligio al suo lavoro da poco intrapreso, l’ha fatta salire nella sua auto adibita al servizio di accompagnamento, non immaginando assolutamente quello che di lì a poco si sarebbe verificato e completamente ignaro della pericolosità dell’ infermiera cinquantacinquenne.
La corsa prenotata e la follia seguente
La corsa in questione che ha generato il fatto increscioso è stata prenotata dalle figlie della donna stessa, le quali hanno pensato che fosse pericoloso avventurarsi in piena notte verso la via di casa e che dunque avesse bisogno di un supporto da parte di un qualsiasi mezzo pubblico o privato, come il servizio Uber consente. Ed è per questo motivo che al termine del suo turno di lavoro la cinquantacinquenne aveva un appuntamento con il guidatore. Una volta accertata la sua identità e la sua corrispondenza all’ordine cifrato, l’autista doveva semplicemente accompagnarla a casa. Ma qui, da questo punto, le cose cambiano completamente, dando un tocco di surrealtà ed imprevisto alla vicenda. Come dichiarato dalla vittima, l’aggressore, a seguito delle tante ore di lavoro trascorse in ospedale anche per contrastare la pandemia covid che ricordiamo ha messo sotto pressione l’intero sistema sanitario mondiale, dopo una chiacchierata amichevole e dopo confessioni di frustrazione dovute alle troppe ore di lavoro cui è stata soggetta essa stessa, è scivolata in un sonno profondo all’interno dell’auto. La cosa aveva anche destato tenerezza da parte dell’ autista che non ha avuto il coraggio di svegliarla, ma che ha continuato il suo lavoro cercando di arrivare alla casa indicata dalle figlie dove la passeggera doveva essere lasciata.
Il raptus inaspettato
La situazione ha preso una piega imprevista nel momento in cui l’infermiera si è svegliata all’improvviso. Senza un attimo di esitazione ha attaccato lo chauffeur, il cui nome è Michael Hassey , di circa 22 anni che si è trovato assolutamente spiazzato da un attacco simile, e lo ha aggredito da dietro mentre era alla guida e mentre cercava di portare a termine i suoi obblighi contrattuali. La dinamica che il soggetto ha esposto e spiegato agli inquirenti è risultata essere inattesa ed incredibilmente scomposta: da dietro i sedili posteriori sui quali si era placidamente addormentata e, in seguito, dai quali si è furiosamente svegliata, l’infermiera ha cercato di strangolarlo tirandolo indietro per i capelli e stringendogli le mani al collo in una morsa sempre più forte che ha intontito Michael facendogli perdere il controllo dell’auto stessa mentre era alla guida. Al tentativo di strangolamento è seguita la reazione del giovane che, cercando di non perdere il sangue freddo, ha cercato, riuscendoci, di divincolarsi e dunque di sottrarsi a quella presa molto forte. Il giovane è riuscito cosi a scendere dalla macchina e, successivamente, a chiedere aiuto alle persone che passavano per quella via in quel momento. Subito soccorso, i passanti lo hanno aiutato non nascondendo comunque l’incredulità riguardo l’ accaduto e cercando comunque di calmare la donna, ormai folle di rabbia. Lo stesso Michael ha rilasciato dichiarazioni in cui ha affermato che, in quanto fratello di due sorelle, non avrebbe mai potuto reagire in maniera violenta nei confronti della sua passeggera. Questo perché una tale reazione sarebbe stata contraria ai suoi valori di difesa e di cura nei confronti del sesso femminile. Questa dicitura dei fatti ha fatto sì che l’infermiera venisse arrestata sul posto, non senza prima degli opportuni esami che le sono state fatti dagli agenti in loco.
Gli esami e la condanna
A seguito dei suddetti esami, Stillwell è risultata ubriaca , in uno stato di shock e di alterazione forse dovuto all’assunzione di alcool. Così a seguito dell’ avvenuto arresto da parte delle forze dell’ordine, è stata incriminata con accusa di percosse aggravate nei confronti del guidatore Uber. La cauzione, grazie alla quale essa stessa è potuta uscire fuori di galera in attesa del giudizio del giudice, è stata fissata a 15.000 $, già versati per ottenere questa sorta di libertà vigilata in attesa del processo e di una sua più che probabile condanna.