“Oggi ci siamo recati nel carcere di Poggioreale. Abbiamo notato come all’interno delle sale comuni, come la sala colloqui familiari-detenuti e nella sala di
attesa, nella stragrande maggioranza dei casi né detenuti ne i familiari utilizzano i dispositivi di protezione individuale, quali mascherine e gel igienizzanti,
durante il momento colloquiale e non viene garantito alcun distanziamento fisico necessario. A fronte di una popolazione carceraria di 2192 detenuti, ad oggi
risultano 56 detenuti e 21 agenti contagiati. Abbiamo incontrato il Direttore del carcere, il Comandante ed il vicecomandante, il responsabile dell’area
sanitaria carceraria e quello dell’Asl Na1. Con nostro rammarico abbiamo constatato, inoltre, che familiari ed avvocati possono entrare all’interno della struttura
carceraria senza che vi sia bisogno o obbligo di mostrare ne Green pass in corso di validità, né tantomeno un tampone che ne certifichi la negatività al Covid19″.
Così Samuele Ciambriello, Garante Campano dei Detenuti e Pietro Ioia, Garante napoletano all’uscita dal carcere di Poggioreale.
“L’Asl – continuano i due Garanti – avvii concretamente una campagna di vaccinazione per le seconde e terze dosi ed una campagna di sensibilizzazione per chi ancora non ha
effettuato nemmeno la prima di dose di vaccino. Abbiamo ricevuto la disponibilità da parte del cappellano del carcere, Don Franco Esposito, di poter allestire un Hub
interno nella Cappella del carcere. In tal modo si potrebbe procedere in maniera repentina ed efficace. Ci auguriamo, inoltre, che Governo e Parlamento
modifichino la norma che, attualmente, non prevede l’obbligo vaccinale per i familiari che fanno visita ai detenuti e per gli avvocati degli stessi. Inoltre ai detenuti
diciamo di essere in prima persona artefici del proprio diritto alla salute, procedendo alla vaccinazione”.
Complessivamente attualmente in Campania ci
sono 198 detenuti contagiati, due ricoverati in ospedale, e 111 agenti contagiati. I Garanti comunicano altresì che ieri sera nel carcere di Poggioreale un
detenuto straniero del padiglione Salerno è morto per cause ancora da accertare.
“Mutare il carcere – concludono Ciambriello e Ioia – significa soprattutto avviare un
processo culturale che conduca alla garanzia dei diritti ed alla certezza della pena, facendo divenire le strutture carcerarie uno spazio trasparente. Ci
auguriamo, altresì, che per combattere e superare il sovraffollamento carcerario venga rivista l’attuale logica custodialista ed afflittiva, ponendo le
basi affinché vengano riconosciute pene alternative al carcere.
L’ultimo nostro augurio, infine, è che si mobilitino tutte le forze sane che possono
e devono attraversare questo “luogo chiuso”, ritenendolo, perchè no, una risorsa a disposizione della comunità”.