Assemblea M5S, rottura fra governisti: “Traditori, vi sputeranno addosso”

18 Luglio 2022 - 17:30

Assemblea M5S, rottura fra governisti: “Traditori, vi sputeranno addosso”

L’assemblea online del M5S va avanti per quasi 40 ore. Sembrava un’assemblea di condominio, a distanza. Un paio di deputati si sono collegati dalla spiaggia. Anche Giuseppe Conte a un certo punto ha staccato telecamera e microfono.

Prima che l’assemblea ricominci per la terza volta, un contiano ha fatto un bilancio degli interventi tra sabato sera e stamattina. “Finora 46 parlamentari sono intervenuti per ribadire il sostegno alla linea del leader, 19 sono per dare la fiducia a Draghi comunque, 3 sono stati più attendisti”. Pallottoliere alla mano, sta emergendo quindi la pattuglia dei governisti, pronti a votare la fiducia a Mario Draghi anche senza l’avallo dell’ex premier.

Invito ai traditori

La deputata turbo-contiana Giulia Lupo si rivolge ai colleghi governisti con un non troppo velato invito a “sputarsi in faccia-rincara-se lo specchio non può farlo”. Attaccando i “tiratori scelti” (forse intendeva franchi tiratori) che spingono per restare nell’esecutivo a prescindere. Nel mirino dei deputati è finito anche il capogruppo Davide Crippa, ormai in rotta con Conte, e accusato di tramare una scissione bis, direzione Luigi Di Maio: “In Consiglio nazionale devi rappresentare il pensiero della maggioranza e non portare la tua opinione personale!”.

Governisti e critici

“Fare opposizione non darà risposte a chi oggi si lamenta, per dare risposte si deve stare nel governo”, mette a verbale nel suo intervento l’ex ministra della Salute Giulia Grillo. “Sostengo le idee dei cosiddetti governisti: votare la fiducia alla Camera ma non al Senato è stato un fallo di reazione, dopo aver subìto provocazioni a testa bassa senza fiatare siamo scoppiati in una reazione isterica e schizofrenica”, è l’analisi più psichiatrica che politica che fa il deputato Gabriele Lorenzoni.

Il clima è talmente da tutti contro tutti che il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, in mezzo a una guerra, non ha avuto remore a usare la parola “tregua”, fra Conte e Draghi, per non mettere in difficoltà le riforme legate al Pnrr e i destini del Paese in un frangente così delicato.