Jesús Murillo Karam, ex procuratore generale del Messico, è stato arrestato, assieme ad altri 64 tra militari e poliziotti.
Al giudice era stato affidato l’incarico di indagare sulla scomparsa di 43 studenti nel 2014 ad Ayotzinapa. Gli studenti di Iguala scomparvero nella notte tra il 26 e il 27 settembre di quell’anno. Il loro autobus, diretto a Città del Messico, fu intercettato dalla polizia locale e dalle forze militari federali. Ciò che accadde successivamente è ancora oggi avvolto nel mistero.
L’arresto di Murillo Karam è avvenuto il giorno successivo alla diffusione di un rapporto della commissione d’indagine, il quale afferma che la scomparsa degli studenti sia un “crimine di stato”. Si parla di rapimento e assassinio degli studenti, commessi dai narcotrafficanti, con la complicità di giustizia e forze dell’ordine.
L’ex procuratore generale, nel 2015, diffuse la versione ufficiale della vicenda, la cosiddetta “Verità storica”. Non convinse il pubblico, tanto meno i familiari delle vittime. Le indagini successive hanno rivelato che gli studenti furono arrestati da poliziotti corrotti e consegnati alla criminalità organizzata locale dei Guerreros Unidos. Questi ultimi, per motivi ignoti, li avrebbe uccisi e fatto sparire i cadaveri bruciandoli in una discarica. Solo i resti di tre cadaveri furono ritrovati e identificati.
Tutti gli arrestati, incluso lo stesso Murillo Karam, sono accusati di collusione con il crimine organizzato, sequestro di persona, tortura, omicidio e ostruzione della giustizia.
La “Verità storica” del 2015 avrebbe omesso la responsabilità di militari corrotti e di altre istituzioni pubbliche. Dettagli che invece sono stati rilevati dalla “Commissione per la verità su Ayatzinapa”, fondata da Andrés Manuel Lopez Obrador, attuale presidente del Messico, e guidata dal sottosegretario agli Interni, Alejandro Encinas.
Secondo il Pri (Partito Rivoluzionario Istituzionale), l’arresto di Murillo Karam è motivato politicamente.