Avrebbero truccato le procedure di assegnazione di due appalti banditi dal Comune di Capaccio-Paestum (Salerno), in modo da favorire una ditta a discapito delle altre; in cambio la società aggiudicataria avrebbe affidato in subappalto dei lavori ottenuti a Battipaglia alla società che farebbe capo al Primo Cittadino.
Ricostruzione degli inquirenti che ha portato alle misure cautelari per 6 persone, eseguite questa mattina, 3 ottobre, dalla Guardia di Finanza.
Tra i destinatari c’è anche Franco Alfieri, sindaco di Capaccio e presidente della Provincia di Salerno: per lui è stato disposto il carcere.
Sei arresti a Capaccio, in carcere il sindaco Franco Alfieri
Gli altri indagati, per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari, sono Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della società Dervit Spa; Elvira Alfieri, legale rappresentante di Alfieri Impianti Srl e sorella del sindaco; Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio e parte dello staff del sindaco; Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio e RUP dei procedimenti per i quali sono state riscontrate le presunte irregolarità
Ai sei vengono contestati, a vario titolo, i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.
Le Fiamme Gialle, durante l’esecuzione dell’ordinanza, hanno contestualmente proceduto al sequestro, in denaro o per equivalente, di oltre 543mila euro.
Secondo le risultanze investigative, condivise dal gip che ha firmato il provvedimento, quell’appalto sarebbe stato manipolato dagli indagati per favorire l’aggiudicazione alla Dervit.
La ricostruzione si basa essenzialmente su intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso di perquisizioni svolte il 30 gennaio 2024.
Nel dettaglio, Campanile e D’Auria, operando rispettivamente per conto di Franco Alfieri e di Vittorio De Rosa (rappresentante legale della Dervit), molto tempo prima dell’indizione delle gare avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto, tempi e costi degli interventi e tutti gli altri dettagli, sicuri che gli appalti sarebbero stati affidati alla Dervit; la società, tramite propaggini organizzative, avrebbe provveduto alla materiale redazione degli atti delle due procedure a seguito degli accordi tra i due.
Carmine Greco, su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe conferito un incarico in una delle procedure ad un professionista esterno, affinché questi firmasse gli atti che erano stati redatti dalla Dervit, assumendosi la paternità dell’elaborato e in cambio di un pagamento di circa 70mila euro, poi materialmente non corrisposti.
In un altra procedura Greco si era assunto personalmente la paternità degli atti, che sarebbero stati anche in quel caso predisposti dalla Dervit.
Infine, l’uomo avrebbe fatto in modo che gli altri partecipanti alla gara d’appalto fossero società compiacenti o prive dei requisiti, per “blindare” l’aggiudicazione alla Dervit.