Andrea Covelli, il 27enne scomparso due giorni fa da Pianura. I familiari: «Lo vogliamo a casa, vivo o morto»

30 Giugno 2022 - 13:26

Andrea Covelli, il 27enne scomparso due giorni fa da Pianura. I familiari: «Lo vogliamo a casa, vivo o morto»

Devono fare queste cose con i loro pari, non con i bravi ragazzi.

Vogliamo Andrea a casa, vivo o morto».

Sono le parole dei familiari di Andrea Covelli, 27 anni, scomparso la notte del 28 giugno da Pianura, durante un blocco stradale organizzato perché non si spengano i riflettori sul caso.

Parole che lasciano intendere che dietro la scomparsa del ragazzo temono si possa stagliare l’ombra minacciosa della criminalità organizzata.

Aveva «amicizie pericolose», Andrea Covelli che, tuttavia, non risulta legato a organizzazioni criminali.

Il fratello, invece, è ritenuto vicino al gruppo Carillo.

Il tam tam social è iniziato con una serie di post.

«Mentre si trovava a via Epomeo per comprare dei cornetti, mio cugino, Andrea Covelli, è stato avvicinato da loschi figuri in sella a una moto che lo hanno costretto a seguirli verso Pianura.

Da allora, se n’è persa ogni traccia». Secondo la cugina le telecamere di videosorveglianza avrebbero «ripreso la scena».

Il post conclude così: «Per favore, se siete di Pianura o zone limitrofe, se l’avete visto, fateci sapere qualcosa».

La madre, Rosaria Vicino, è la sorella di Antonio, ras emergente ucciso a Fuorigrotta venti anni fa.

Sulla dinamica ci sono alcuni punti oscuri.

Una donna racconta che si trovava nei pressi del locale «Poldo» in via Epomeo a Soccavo, dove stava prendendo i cornetti, quando sarebbe «stato avvicinato da due persone in scooter» che gli avrebbero preso «le chiavi e il cellulare» e da lì l’avrebbero portato a Pianura.

Nei video, tuttavia, si noterebbe che il 27enne dava l’impressione di conoscere queste due persone che sono ancora in fase di identificazione.

Che la scomparsa di Andrea Covelli sia collegata o meno allo scontro tra clan, la tensione nella zona di Pianura resta palpabile.

In questi mesi le armi hanno sparato e il sangue è stato versato.

«Pianura è il territorio più a rischio per quanto riguarda uno scontro armato tra organizzazioni criminali» riferisce un investigatore.

Di fronti caldi ce ne sono altri, come Ponticelli in cui la guerra è stata combattuta persino con le bombe; o Miano, in cui c’è un avvicendamento criminale tra i nuovi e i vecchi clan decimati da arresti e pentimenti, dovuto fondamentalmente a un vuoto di potere.

Pianura è un’altra storia. È al centro di un conflitto che si protrae da anni.

Ma chi sono i contendenti? Da una parte c’è il gruppo Carillo di via Evangelista Torricelli, che ha preso l’eredità lasciata dai residui delle organizzazioni Pesce e Marfella; dall’altro lato il clan di via Comunale Cannavino, che fa capo ad Antonio Calone, al vertice degli eredi del gruppo Mele, ma che sarebbe stato già soppiantato dagli Esposito.

Al centro delle tensioni c’è il controllo sul quartiere flegreo.

Quella tra i Pesce-Marfella e i Pesce potremmo ribattezzarla come la «guerra dei trent’anni».

Sì, perché va avanti, a fasi alterne, dagli anni Novanta.

Da allora, malgrado gli arresti, le retate e gli avvicendamenti al vertice, le ostilità non sono mai cessate.

Ma non fu una semplice faida quella che scoppiò tra i Pesce-Marfella e i Mele per il controllo di Pianura.

A dividere i due gruppi, infatti, non ci fu soltanto l’ambizione di controllare le attività illecite ma qualcosa di più profondo, un rancore insanabile che risale alla fine degli anni ’90 quando i due sodalizi erano ancora una ‘cosa sola’.

Tutto iniziò per una rissa al bar. Da allora ci sono stati trent’anni di sangue, piombo, lupare bianche e morti ammazzati.