Le imprese italiane lanciano l’allarme: servono 205mila migranti per far fronte alla carenza di manodopera nel nostro Paese. Ma il governo Meloni, contrario agli sbarchi, sta lavorando a un decreto flussi che dovrebbe garantire circa 100mila ingressi regolari all’anno per due o tre anni. Questo coprirebbe solo la metà del fabbisogno dichiarato dagli imprenditori nel precedente decreto flussi, che prevedeva 69.700 ingressi nel 2021.
Secondo le stime, entro la fine dell’anno, circa 180mila lavoratori dovrebbero arrivare in Italia. Tuttavia, ci sono questioni burocratiche da affrontare, poiché il ministero dell’Interno deve ancora smaltire le domande di sanatoria per i lavoratori del comparto domestico e agricolo del 2020. Inoltre, le imprese che hanno bisogno di manodopera potranno cercarla all’estero, ma dovranno prima ottenere l’approvazione del Viminale.
Le imprese italiane hanno già programmato 673mila assunzioni, con l’agricoltura che richiede 100mila lavoratori. Tuttavia, secondo il rapporto Unioncamere-Excelsior del 2022, ci sono già due milioni di posti di difficile reperibilità, con quattro posizioni su dieci che non si trovano e 5,5 su dieci per le mansioni non qualificate.
La carenza di manodopera è causata dal turnover e dal calo delle nascite, ma anche dal fatto che il 12% delle figure da assumere corrisponde a un profilo che prima non esisteva. Tre quarti degli ingressi previsti sono nei servizi, in particolare, trasporto, logistica e magazzini, turismo e ristorazione, lavoro domestico e assistenza sociale. Il 29% della richiesta arriva dall’industria, in particolare metallurgia, gomma-plastico, alimentare e costruzioni.
Inoltre, secondo Bankitalia, servono 375mila nuovi occupati per attuare le riforme del Pnrr, e tra questi servono anche lavoratori qualificati. Non basta quindi solo un corso di formazione rapido. Il decreto flussi in lavorazione potrebbe essere una soluzione parziale al problema, ma sembra che le imprese richiedano ancora molti più lavoratori di quanti ne stiano per arrivare.