Non c’è bisogno di dare ascolto alle Cassandre che predicono un futuro catastrofico. Per decidersi ad agire subito contro il riscaldamento globale basterebbe guardare a quanto è accaduto negli ultimi dieci mesi, alla sequenza di alluvioni, siccità, incendi e mareggiate che hanno fatto del 2021 un annus horribilis per il clima.

Noi italiani abbiamo ancora negli occhi le immagini di Catania sott’acqua e, appena pochi mesi prima, il record europeo di calore registrato a Floridia, Siracusa, con 48,8 gradi. Ma la memoria, si sa, gioca brutti scherzi, è selettiva e può trarre in inganno: forse tutto questo è sempre successo e noi ricordiamo solo gli eventi più recenti e che ci riguardano più da vicino. Ecco

perché è importante la scienza, con i suoi numeri e le sue statistiche che svelano rapporti di causa-effetto altrimenti indecifrabili. È successo anche ieri quando, proprio mentre prendeva il via la Cop26 di Glasgow, l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha presentato il suo rapporto sullo Stato del Clima Globale 2021, secondo cui gli ultimi sette anni sono stati i più

caldi di sempre. Una raffica di dati che vanno tutti nella stessa direzione: «Mostrano come il Pianeta stia cambiando sotto i nostri occhi», ha commentano il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. «Gli eventi estremi sono la nuova normalità», gli ha fatto eco il finlandese Petteri Taalas, che guida il Wmo. «E crescono le prove scientifiche secondo cui molti di essi

siano innescati dai cambiamenti climatici causati dalle attività umane». Il segretario generale dei meteorologi Onu ha ricordato alcuni degli episodi straordinari che hanno caratterizzato questo 2021: «Ha piovuto, invece che nevicare, per la prima volta in assoluto sulla vetta della calotta glaciale della Groenlandia. Un’ondata di calore in Canada ha fatto salire le temperature

fino a quasi 50 gradi in un villaggio della Columbia Britannica. La Death Valley, in California, ha raggiunto i 54,4 gradi».

Poi ci sono tanti altri numeri che, pur nella loro freddezza, registrano la febbre del Pianeta. Nel 2021 la temperatura globale media è stata di 1,09 gradi più alta rispetto a quella del periodo 1850-1900. Tra il 2013 e il 2021 il livello del mare è salito di 4,4 millimetri l’anno, contro i 2,1 millimetri l’anno del periodo 1993-2002. L’estensione dei ghiacci artici ha toccato un nuovo

minimo storico con 4,72 milioni di chilometri quadrati.

G20, l’appello del principe Carlo: “La Cop26 è la nostra ultima chance per salvare il pianeta”

Dunque le cronache degli ultimi mesi non fanno che confermare lo scenario disegnato dagli scienziati del clima. Come dimenticare la devastazione e le quasi 200 vittime provocate delle inondazioni del luglio scorso in Germania e Belgio. Nello stesso mese sulla città cinese di Zhengzhou sono piovuti 382 millimetri di pioggia in sole sei ore: le conseguenti inondazioni hanno

provocato 302 morti e danni per 17,7 miliardi di dollari. Al contrario, nel West americano i 20 mesi da gennaio 2020 ad agosto 2021 sono stati i più asciutti della storia. La riserva idrica di Lake Mead, alimentata dal fiume Colorado, si è praticamente svuotata, mettendo in crisi città e allevatori di Arizona e Nuovo Messico. Più a nord, la mancanza di piogge ha ridotto del 30

-40% i raccolti di frumento in Canada, con ripercussioni sui mercati alimentari di tutto il mondo. La California è stata devastata dagli incendi: un solo rogo a fine agosto ha ridotto in cenere 70mila ettari di boschi.

Un’estate di fiamme e fumo anche sul Mediterraneo. A cominciare dalla Grecia, dove il fuoco ha devasto anche l’isola di Evia. Ma il vero, tragico, record è stato registrato in Siberia: l’incendio scoppiato nelle foreste del profondo Nord ad agosto è stato più vasto di tutti quelli in corso nel resto del mondo sommati tra loro: 16 milioni di ettari bruciati, con una colonna di fumo

che ha attraversato tutto l’Artico.

Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Nature Climate Change, almeno l’85% della popolazione mondiale ha già sperimentato sulla sua pelle l’emergenza climatica, magari proprio in questo 2021. L’appello ai leader mondiali che oggi atterrano a Glasgow per dare il via a Cop26 è che, con un accordo dell’ultima ora, provino a trasformarlo in un annus mirabilis, l’anno

della svolta.

Ecco perché è importante la scienza, con i suoi numeri e le sue statistiche che svelano rapporti di causa-effetto altrimenti indecifrabili. È successo anche ieri quando, proprio mentre prendeva il via la Cop26 di Glasgow, l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha presentato il suo rapporto sullo Stato del Clima Globale 2021, secondo cui gli ultimi sette anni sono stati

i più caldi di sempre. Una raffica di dati che vanno tutti nella stessa direzione: «Mostrano come il Pianeta stia cambiando sotto i nostri occhi», ha commentano il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. «Gli eventi estremi sono la nuova normalità», gli ha fatto eco il finlandese Petteri Taalas, che guida il Wmo. «E crescono le prove scientifiche secondo cui molti di essi
siano innescati dai cambiamenti climatici causati dalle attività umane». Il segretario generale dei meteorologi Onu ha ricordato alcuni degli episodi straordinari che hanno caratterizzato questo 2021: «Ha piovuto, invece che nevicare, per la prima volta in assoluto sulla vetta della calotta glaciale della Groenlandia. Un’ondata di calore in Canada ha fatto salire le temperature
fino a quasi 50 gradi in un villaggio della Columbia Britannica. La Death Valley, in California, ha raggiunto i 54,4 gradi». 

Poi ci sono tanti altri numeri che, pur nella loro freddezza, registrano la febbre del Pianeta. Nel 2021 la temperatura globale media è stata di 1,09 gradi più alta rispetto a quella del periodo 1850-1900. Tra il 2013 e il 2021 il livello del mare è salito di 4,4 millimetri l’anno, contro i 2,1 millimetri l’anno del periodo 1993-2002. L’estensione dei ghiacci artici ha toccato un nuovo

minimo storico con 4,72 milioni di chilometri quadrati.

L’innalzamento delle temperature 

Dunque le cronache degli ultimi mesi non fanno che confermare lo scenario disegnato dagli scienziati del clima. Come dimenticare la devastazione e le quasi 200 vittime provocate delle inondazioni del luglio scorso in Germania e Belgio. Nello stesso mese sulla città cinese di Zhengzhou sono piovuti 382 millimetri di pioggia in sole sei ore: le conseguenti inondazioni hanno

provocato 302 morti e danni per 17,7 miliardi di dollari. Al contrario, nel West americano i 20 mesi da gennaio 2020 ad agosto 2021 sono stati i più asciutti della storia. La riserva idrica di Lake Mead, alimentata dal fiume Colorado, si è praticamente svuotata, mettendo in crisi città e allevatori di Arizona e Nuovo Messico. Più a nord, la mancanza di piogge ha ridotto del 30-

40% i raccolti di frumento in Canada, con ripercussioni sui mercati alimentari di tutto il mondo. La California è stata devastata dagli incendi: un solo rogo a fine agosto ha ridotto in cenere 70mila ettari di boschi.

Un’estate di fiamme e fumo anche sul Mediterraneo. A cominciare dalla Grecia, dove il fuoco ha devasto anche l’isola di Evia. Ma il vero, tragico, record è stato registrato in Siberia: l’incendio scoppiato nelle foreste del profondo Nord ad agosto è stato più vasto di tutti quelli in corso nel resto del mondo sommati tra loro: 16 milioni di ettari bruciati, con una colonna di fumo

che ha attraversato tutto l’Artico.

Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Nature Climate Change, almeno l’85% della popolazione mondiale ha già sperimentato sulla sua pelle l’emergenza climatica, magari proprio in questo 2021. L’appello ai leader mondiali che oggi atterrano a Glasgow per dare il via a Cop26 è che, con un accordo dell’ultima ora, provino a trasformarlo in un annus mirabilis, l’anno della svolta.

Un’estate di fiamme e fumo anche sul Mediterraneo. A cominciare dalla Grecia, dove il fuoco ha devasto anche l’isola di Evia. Ma il vero, tragico, record è stato registrato in Siberia: l’incendio scoppiato nelle foreste del profondo Nord ad agosto è stato più vasto di tutti quelli in corso nel resto del mondo sommati tra loro: 16 milioni di ettari bruciati, con una colonna di fumo

che ha attraversato tutto l’Artico.

Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Nature Climate Change, almeno l’85% della popolazione mondiale ha già sperimentato sulla sua pelle l’emergenza climatica, magari proprio in questo 2021. L’appello ai leader mondiali che oggi atterrano a Glasgow per dare il via a Cop26 è che, con un accordo dell’ultima ora, provino a trasformarlo in un annus mirabilis, l’anno

della svolta.