Il filmato di un’adolescente che si contorce “posseduta” dopo che il suo drink è stata drogata durante una serata in discoteca è stato condiviso dalla madre terrorizzata.
Millie Taplin, che è stata drogata al Moo Moos a Southend, nell’Essex, è ripresa mentre sembra in agonia, con la mascella bloccata e le mani piegate come artigli.
La ragazza probabilmente ha buttato giù una sostanza sconosciuta messa nel suo drink sabato sera mentre festeggiava.
Millie, 18 anni, è stata portata d’urgenza in ospedale dopo aver che le erano stati portati due drink da parte di un uomo con cui aveva parlato. La polizia sta indagando e cercando di rintracciare il responsabile.
La madre di Millie, Claire, 48 anni, ha detto: “È stato orrendo, sembrava posseduta. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, non posso descrivere come fosse vederla così. Era la sua prima serata fuori in un locale”.
“Non ho mai visto niente di simile. Millie era consapevole di ciò che stava accadendo, ma non riusciva a parlare”. Secondo i racconti, si è sentita male quasi subito ed è uscita. Sapeva di non essere ubriaca, ma si è accasciata in un vicolo vicino alla discoteca, prima di essere soccorsa.
“Sono così grata che i suoi amici fossero lì con lei, altrimenti chissà cosa sarebbe successo”. Millie ha lasciato l’ospedale domenica mattina ed è stata a letto a casa per il resto della giornata.
Claire ha detto al Basildon Echo: “Non ci sono parole per quello che potrei dire alla persona responsabile. Millie ha bevuto solo due sorsi del drink, siamo fortunati che non lo sia più. Domenica era traballante in piedi. Era davvero entusiasta di uscire sabato, era così felice. È un vero peccato”.
Il locale Moo Moos ha pubblicato dei consigli per i ragazzi che frequentano quelle feste. Un portavoce ha dichiarato: “Esortiamo tutti i clienti a essere presenti quando viene ordinato il loro drink e a non lasciarlo incustodito”.
“La bevanda drogata sembra essere stata consegnata da una persona conosciuta dalla donna colpita e sebbene non ci sia stata segnalata al momento, stiamo assistendo la polizia che si occupa della questione”.
In discoteca la hanno stordita sciogliendole nel drink benzodiazepine, cioè la “droga dello stupro”. Poi, la hanno violentata in un appartamento in Brianza. In aula,
il pm Gianluca Prisco e l’aggiunto Maria Letizia Mannella hanno parlato di una donna trattata come «selvaggina», prima di chiedere la condanna a carico di Guido Guarnieri,
Marco Coazzotti e Mario Caputo. Oggi, per i tre è arrivata la sentenza di primo grado con l’accusa di per violenza sessuale di gruppo, aggravata dalla somministrazione di droga.
«Sono innocente», ha urlato dopo la sentenza Guarnieri, condannato a 8 anni e mezzo di reclusione. La condanna più pesante è per Coazzotti e Caputo: 12 anni di reclusione,
anche a causa dei loro precedenti penali.
Il verdetto della nona sezione penale (presidente del collegio Elisabetta Canevini) ha anche suscitato la reazione veemente di amici e familiari degli imputati: hanno inveito
contro la magistratura e i giornalisti e una donna ha anche colpito con una mano la videocamera di un operatore della Rai. Il pm Gianluca Prisco, titolare delle indagini, aveva
chiesto per i tre condanne anche più alte, fino a 14 anni. Agli imputati non sono state concesse attenuanti generiche. I fatti risalgono alla sera del 13 aprile 2017. La vittima
aveva un appuntamento con Coazzotti, all’epoca suo conoscente. Il 29enne, però, si era presentato in auto con gli altri due uomini e il gruppo aveva raggiunto un locale di
via Crema, a Milano. Là, secondo il pm, uno degli mputati avrebbe versato le benziodiazepine nel bicchiere della ragazza. I quattro avrebbero poi raggiunto la casa di Caputo, a Bellusco (Monza e Brianza), dove sarebbe avvenuto lo stupro.
Secondo il pm, gli imputati erano convinti che la giovane «dimenticasse l’accaduto» per l’effetto della droga. La 22enne, invece, una volta tornata a casa il giorno dopo,
aveva iniziato a sentire dolore ed era andata alla clinica Mangiagalli, dove i medici avevano accertato le violenze. Dopo la denuncia della ragazza, a dicembre dello scorso
anno Coazzotti e Guarnieri erano finiti in carcere. Nelle loro conversazioni a San Vittore, poi, oltre a fare il nome di Caputo, arrestato qualche settimana dopo, avevano
commentato così l’ordinanza di custodia cautelare del gip Giovanna Campanile: «Cioè tutto questo per una sco… eh!». I tre durante i loro interrogatori in aula hanno
continuato a negare la violenza e i loro i difensori, gli avvocati Eliana Zecca, Guido Camera e Debora Piazza, hanno chiesto le assoluzioni. «La ragazza è debole e condizionabile
– ha sostenuto nella sua arringa l’avvocato Zecca – e si accompagna con ragazzi di contesti borderline». I giudici, invece, hanno ritenuto attendibile la versione della giovane,
che nella sua testimonianza ha spiegato che, dopo aver bevuto quel drink nel locale, ha provato «una sensazione mai vissuta prima, diversa da quella che si ha quando si beve
troppo. Per raccontarlo – ha concluso – bisogna prima provarlo».