Pietro Ghislandi è morto. Aveva 68 anni. Era malato da tempo. La notizia arriva da L’Eco di Bergamo, il quotidiano che spesso lo aveva raccontato. Pietro era nato a Bergamo il 19 aprile 1957. Lì aveva iniziato tutto.
Ghislandi parte come mimo. Poi diventa ventriloquo. Il suo pupazzo Sergio lo rende famoso. In breve tempo, tutti lo conoscono. Sergio diventa il suo alter ego. Insieme fanno spettacoli pieni di ironia e originalità. Il pubblico li ama.
Negli anni ’80, Pietro entra in Rai. Lavora con Pippo Baudo a Fantastico, per la regia di Gino Landi. In poco tempo, passa anche a Mediaset. Appare in Drive In e Striscia la Notizia. Fa sketch comici. Fa satira. Conquista tutti, ancora una volta.
Nel 1986 vive il momento d’oro. “Quando partecipai a Fantastico con Sergio”, racconta, “mi accorsi che ce l’avevo fatta”. Da lì in poi cambia tutto. Guadagna bene. Diventa famoso. “La Rai era una potenza”, aggiunge. “Faceva 25 milioni di ascolti. Mi fermavano per strada”.
Nel 2012 lo racconta in un’intervista. Ricorda i sei mesi in Rai. Dice: “Guadagnavo dieci milioni a settimana. Mi esibivo in tutta Europa. Ho risparmiato. Ho comprato la casa dei miei sogni, a Ponteranica”. Quei mesi restano i più intensi.
Oltre alla TV, arriva anche il cinema. Marco Risi lo chiama per Il muro di gomma. Carlo Vanzina lo vuole in I mitici – colpo gobbo a Milano. Poi lavora con Renzo Martinelli in Vajont e Porzûs. Cambia registro. Passa dal comico al drammatico.
Anche Leonardo Pieraccioni lo sceglie. Lo vuole in Il principe e il pirata. Lo richiama per Il paradiso all’improvviso. Poi in Ti amo in tutte le lingue del mondo. Infine in Professor Cenerentolo. Lì Ghislandi è il galeotto Pangrattato. Sempre divertente. Sempre unico.
Con la sua voce, ha fatto parlare i pupazzi. Con la sua arte, ha fatto ridere e riflettere. Ghislandi non era solo un comico. Era un artista completo. Ha lasciato un segno. Ha fatto ridere l’Italia. E anche un po’ d’Europa.
Fonte: Fanpage
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