«Come fu 5 anni fa le diverse delegazioni nazionali del gruppo dell’Ecr valuteranno autonomamente come esprimersi sul voto finale e sulla composizione del collegio. Il voto della delegazione di Fratelli d’Italia sarà favorevole per l’ovvia naturale ragione: è l’espressione del nostro partito il commissario italiano. Quello delle altre delegazioni non sono in grado naturalmente di anticiparlo, verrà valutato» – queste le parole rivolte alla stampa di Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo.
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Un annuncio inaspettato se si pensa che a luglio il partito di Giorgia Meloni si era espresso negativamente rispetto a un nuovo appoggio al presidente Von der Leyen.
401 voti sarebbero infatti stati sufficienti per riconfermare la presidente UE, grazie allora maggioranza costituita da Popolari, socialisti, liberali e verdi. Proprio in quell’occasione la presidente del consiglio italiana, nonostante il voto contrario, aveva affermato «Nulla è compromesso». Per molti un chiaro segno quindi di apertura al dialogo.
È evidente, a questo punto, la spaccatura della maggioranza di governo italiana che vedremo a Bruxelles: Salvini e il gruppo dei Patrioti voteranno infatti contro la commissione.
Inoltre, nelle giornata di oggi, era prevista anche l’audizione di Raffaele Fitto, designato dall’Italia come commissario. La nomina ha subito però un rinvio. L’intervento di Meloni non si è fatto però attendere: «I miei complimenti a Raffaele Fitto per la competenza che ancora una volta ha dimostrato nell’audizione al Parlamento Europeo. Anche alcuni esponenti della sinistra italiana lo hanno riconosciuto, e li ringrazio per questo. Ma per questo trovo inconcepibile che alcuni esponenti del Pd chiedano adesso di togliere al commissario italiano designato la vicepresidenza esecutiva della Commissione Europea». «Vorrei sapere dalla Segretaria del PD – avrebbe proseguito la premier – se questa è la sua posizione ufficiale: sottrarre all’Italia una posizione apicale per impedirle di avere una maggiore influenza anche su settori chiave. Possibile che preferisca mettere il proprio partito davanti all’interesse collettivo?».
Le aspettative della vigilia su Fitto non si sarebbe comunque allontanate dalla realtà. Tra i sei vicepresidenti designati della nuova Commissione europea e sottoposti ad audizione parlamentare, oltre a Fitto, ci sarebbero anche Kaja Kallas, Roxana Mînzatu, Stéphane Séjourné, Teresa Ribera, Henna Virkkunen.
È bene ricordare però che solo al termine delle audizioni di tutti e sei i vicepresidenti arriverà la conferma. Sull’italiano Raffaele Fitto e sull’estone Kaja Kallas, l’esito sembrerebbe però essere, fin da questa mattina, già chiaro.
Nonostante ciò la valutazione delle due audizioni è stata posticipata dai coordinatori dei gruppi politici nelle commissioni Affari Regionali e Affari esteri del Parlamento europeo «a data da destinarsi».
Tutte e sei le valutazioni potranno dunque essere effettuate in parallelo, prescindendo dal merito dei singoli esami.
Anche il commissario ungherese Oliver Varhelyi, designato alla Salute, sarà valutato all’interno del pacchetto dei vicepresidenti. Finora sarebbe rimasto però in sospeso (unico dei commissari semplici). Le ultime indiscrezioni suggeriscono che, probabilmente, il giudizio non arriverà prima della prossima settimana. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sarebbe però arrivata, martedì pomeriggio, al Parlamento europeo per incontrare i presidenti dei gruppi della «maggioranza Ursula» Manfred Weber (Ppe), Iratxe García Pérez (S&D) e Valerie Hayer (Renew Europe) nel tentativo di sbloccare lo stallo.
A quanto pare , alla vigilia delle audizioni, sono sorti i primi dubbi sulla presidenza esecutiva a Fitto, esponente dei conservatori dell’Ecr, gruppo che non ha votato per la riconferma della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, da parte di Socialisti, Liberali e Verdi. Si sarebbe poi aggiunta la pressione degli spagnoli del Ppe affinché Ribera vada a riferire in Parlamento a Madrid sull’alluvione che ha visto protagonista la Spagna, prima di ricevere semaforo verde a Bruxelles. Alla luce di queste tensioni, sarebbero poi slittate le valutazioni di tutti i vicepresidenti.
Fonte: Il corriere della Sera
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