5 anni per una sentenza che farà discutere grazie al già Difensore Civico Regione F. Bianco

12 Aprile 2021 - 11:12

5 anni per una sentenza che farà discutere grazie al già Difensore Civico Regione F. Bianco

Salerno- Dopo Cinque anni arriva una sentenza che pone finalmente chiarezza rispetto alla materia paritaria, ossia la presenza del genere meno rappresentato

nelle giunte. Una battaglia porta avanti dagli allora rappresentanti delle Istituzioni campane, Gen. Avv. Francesco Bianco e della Dottoressa Francesca Beneduce

rispettivamente Difensore civico e Presidentessa della Commissione Pari opportunità della Regione Campania. Soli e contro corrente unirono le forze, avviando

quella che nei fatti si é rivelata una battaglia di civiltà che ristabilisce legalità ed equità nell’applicazione delle norme paritarie e di genere.

I FATTI

Con sentenza n. 866 del 8.04.2021, il Tar Campania, sezione distaccata di Salerno, si è pronunciato sul ricorso presentato nel 2016 dal Sindaco e dagli assessori del

Comune di Castel Baronia per l’annullamento dei provvedimenti adottati dal Commissario ad acta con cui era stata ripristinata la parità di genere all’interno della Giunta Comunale con la nomina di una consigliera di minoranza.

La vicenda, infatti, trae origine dalle elezioni amministrative del 24.05.2014, quando il Sindaco eletto, Felice Martone, nominava come componenti della neonata

Giunta comunale due assessori di sesso maschile, in violazione della disciplina di cui all’art. 2, comma 1, lett. b della L. 215/2012, che impone la parità di genere all’interno dell’organo esecutivo.

Ravvisata la mancanza di rappresentanza di genere, il Difensore Civico presso la Regione Campania, Gen. Francesco Bianco, invitava ripetutamente il Sindaco ad

adeguare l’organo comunale alla menzionata novella legislativa. Dopo due anni di persistente inadempienza, il Difensore Civico provvedeva alla nomina del

Commissario ad acta, individuato nella figura dell’ Avv. Prof. Adriano Tortora, il quale si insediava il 15.07.2016 ed immediatamente chiedeva la trasmissione di tutta la documentazione relativa all’istruttoria effettuata per verificare l’operato del Sindaco.

A fronte di iniziali rifiuti da parte dell’Amministrazione, il Commissario non rinveniva alcun documento istruttorio compiuto dal Sindaco per garantire la

rappresentanza di genere ed invitava le consigliere di maggioranza ad un formale incontro per vagliare la disponibilità a ricevere la carica assessorile e ripristinare la parità di genere.

Tuttavia, a fronte della rappresentata impossibilità di queste ultime di partecipare e della richiesta di rinvio per “le ferie di agosto”, il Commissario

interpellava ed acquisiva la disponibilità della consigliera di minoranza (la quale accettava e sottoscriveva il programma politico di maggioranza) ad entrare a far

parte dell’organo comunale, nominandola in sostituzione dell’assessore Montalbetti: in tal modo, si ripristinava la legalità violata e si ottemperava alle prescrizioni del Difensore Civico.

Tali provvedimenti venivano censurati dal Sindaco e dagli assessori dinanzi al Tar Salerno che, con la sentenza dell’8 aprile 2021, pur dichiarando l’improcedibilità per

sopravvenuta carenza di interesse (a fronte di nove elezioni e di una nuova ammininistrazione) ha analizzato il merito della questione e seguendo l’orientamento

giurisprudenziale maggioritario, secondo cui la natura fiduciaria della carica assessorile non può giustificare “la limitazione di un eventuale interpello…

alle sole persone appartenenti allo stesso partito o alla stessa coalizione di quella che ha espresso il sindaco, soprattutto in realtà locali non particolarmente estese,

come quella di cui ci si occupa, ciò tanto più in considerazione del principio alla cui attuazione è finalizzata la norma in questione” (Consiglio di Stato, sez. V, 3 febbraio 2016, n. 406), ha condannato il Sindaco e gli assessori comunali alle spese di lite.

La pronuncia, dunque, si inserisce nel filone giurisprudenziale secondo cui la parità di genere rappresenta un requisito inviolabile ed inderogabile all’interno

degli Organi comunali esecutivi e conferma l’operato del difensore civico regionale, Gen. Bianco, che è stato antesignano nell’applicazione della normativa a tutela delle cosidette quote rosa.