Muore a 30anni per una flebo di vitamine: che cosa è successo? Il parere del medico

21 Ottobre 2023 - 16:22

È possibile morire per una flebo endovena? Purtroppo si.
È degli ultimi giorni la notizia di una donna di trent’anni, madre di quattro bambini, che si è sottoposta a un’infusione endovena di vitamine, una banale “flebo” come viene chiamata solitamente, in un centro medico estetico privato. La notizia arriva dal Texas, Stati Uniti, ma ci interessa direttamente perché queste pratiche sono diffuse anche sul nostro territorio.

donna che riceve una infusione endovena in un centro medico

Che cosa è successo? Perché la donna ha subito questi effetti collaterali gravissimi? Partiamo dal principio:
Di che pratica si tratta? Tantissimi centri di medicina estetica italiani, spesso anche ambulatori diagnostici, propongono una terapia di infusione endovena, detta IV therapy o IV drip, che viene addizionata con vitamine, antiossidanti, minerali, nutrienti, con lo scopo di aggiungere micronutrienti e donare ringiovanimento, bellezza, detox e riposo ai tessuti di tutto il corpo.

Sembra una splendida idea, no? Queste pratiche vengono molto pubblicizzate spesso anche sui social network, l’impressione che arriva al consumatore è che si tratti di una strategia molto utile per ottenere benefici estetici agendo dall’interno. È importante però valutare i rischi: ne abbiamo parlato con un medico.
Cosa può andare storto?
Nel momento in cui prendiamo un accesso venoso e infondiamo direttamente in vena, bisogna tener presente che stiamo oltrepassando le barriere di difesa del nostro corpo. Per fare un esempio, un cibo andato a male pericoloso per l’organismo verrà rigettato attraverso il vomito, contrariamente qualsiasi sostanza che viene immessa direttamente nel circolo sanguigno può agire in positivo (come i farmaci salvavita!), ma anche in negativo, direttamente sui nostri tessuti. Le infusioni endovenose sono pratiche che espongono a rischi più elevati rispetto all’assunzione di compresse di integratori, e già solo per questo motivo, andrebbero riservati al personale sanitario specializzato.
E arriviamo alla questione più spinosa: la composizione di queste sacche da infusione endovena, è spesso artigianale: vengono aggiunti vitamine e sali, nutrienti. Il rischio è proprio questo: il bilancio delle sostanze nutrienti nel nostro organismo è un meccanismo finemente regolato, e anche piccole quantità in più o in meno possono provocare effetti collaterali gravissimi. Proprio questo è successo alla donna americana di trent’anni. Probabilmente un eccesso di sodio o potassio all’interno della sacca ha provocato problemi cardiaci, la donna infatti ha perso conoscenza e si è accasciata al suolo. Le manovre salvavita effettuate dal personale, purtroppo non medico, sono state inutili. Non essendo presenti medici sul posto non è stato possibile infatti somministrare farmaci di emergenza, che avrebbero potuto salvare la donna.
A chi affidarsi allora?
Un altro punto da tenere presente è a chi affidarsi: diffidate da cliniche poco attrezzate in cui non è presente una figura medica sul posto. Queste pratiche vanno effettuate sotto sorveglianza medica, non è possibile delegarle a operatori vagamente formati o infermieri. Non hanno le competenze per raccogliere la nostra storia clinica, come ad esempio quali farmaci stiamo assumendo o quali malattie abbiamo. Potrebbe sfuggire qualcosa di importantissimo.
Ma… sono efficaci questi trattamenti?
Ci teniamo a precisare che non ci sono studi scientifici che abbiano stabilito l’utilità di questi trattamenti ai fini estetici. Potrebbero essere utili in caso di carenza cronica e grave di nutrienti, ma anche queste carenze sono spesso causate da malattie gravi che è necessario che un medico inquadri in prima istanza. Il nostro consiglio è quindi di rivolgervi al vostro medico curante se pensate di aver bisogno di un’integrazione o se soffrite di sintomi debilitanti come stanchezza, affaticamento.

Solo la figura medica è quella più adeguata per capire se ci troviamo davanti ad una condizione in cui è necessario intervenire in maniera invasiva o, più facilmente, a domicilio.

fonte: DMagazine

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