Stamattina, non lontano da Sabratha, in Libia, sono stati recuperati i corpi di 18 persone: erano in viaggio, su di un’imbarcazione, verso le coste europee.
A darne l’annuncio è stata l’ONG Refugees in Libya che, sul social X, ha scritto: “Un tragico naufragio avvenuto questa mattina al largo della costa di Sabratha, nella Libia occidentale, ha causato la morte di 18 persone che stavano fuggendo dagli orrori e dalla morte in Libia verso l’Europa. La strada verso la cosiddetta sicurezza in Europa continua a uccidere perché l’Europa si rifiuta di garantire percorsi sicuri, perché l’Europa continua a stringere la sua presa sulla pelle dei vulnerabili, perché l’Europa continua a finanziare milizie e mani violente che commettono crimini contro l’umanità in Libia e Tunisia. E prima o poi l’Europa dovrà rispondere delle sue azioni”.
L’OIM, organizzazione internazionale per le migrazioni, nel rapporto “Libya Vulnerability and Risks Report”, pubblicato ad agosto, denunciava le condizioni di vita dei migranti che spesso arrivano in Libia come tappa di un più lungo percorso migratorio e da lì provano poi a raggiungere l’Europa. In particolare denunciava che “nonostante i recenti miglioramenti in alcune aree, persistono barriere sistemiche che impediscono a migliaia di persone di accedere ai servizi di base e di vivere in condizioni dignitose”.
Intanto, molte ONG denunciano il rinnovo automatico, a partire dal 2 novembre, del memorandum d’intesa tra Roma e Tripoli che, stipulato nel 2017, prevedeva il sostegno, l’addestramento, il finanziamento della guardia costiera libica e dei centri di detenzione. Di fatto, il memorandum si è tradotto nella detenzione arbitraria di migliaia di persone e nel respingimento per procura verso la Libia, Paese dove i più basilari diritti umani, come denunciato dalla Corte Penale Interazionale e dall’ONU, vengono sistematicamente violati.
Fonti: Ansa, Internazionale, IlMessaggero
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