Dopo 33 anni il Napoli conquista il terzo Scudetto della storia. Dopo il gol di Lovric che nel primo tempo porta in vantaggio l’Udinese, arriva nella ripresa Il gol liberatorio di Victor Osimhen
che ha fatto saltare il tappo di quell’euforia repressa da Dia della Salernitana che domenica scorsa ha gelato lo stadio con la rete dell’1-1. Nella ripresa l’azione insistita,
conclusa dal piazzato dell’attaccante, è uno squarcio di luce nella serata partenopea: esplode la Dacia Arena, letteralmente presa d’assalto dai sostenitori partenopei; esplode anche
lo stadio Maradona che è una bolgia. È finita, è fatta. Mescolato tra la folla c’è anche il presidente, Aurelio De Laurentiis. Al triplice fischio scende in mezzo al campo e prende il microfono
per salutare il pubblico e lanciare un messaggio molto bello e incoraggiante per il futuro. Lo scudetto deve essere un punto di partenza, uno step ulteriore del progetto iniziato anni fa
quando il club ripartì con lui dalla Serie C. L’ovazione del Maradona scandisce le parole del massimo dirigente. Il tempo della contestazione, quello che c’era anche
all’inizio di questa stagione poi rivelatasi trionfale, è finito. È tempo di cose nuove, di nuovi traguardi. È di tempo di non dissipare questo patrimonio costruito negli anni.
La giornalista di DAZN ricorda a De Laurentiis calciatori come Mertens, Insigne, Koulibaly protagonisti di quella squadra che strappò applausi ma non riuscì a vincere. Il Napoli della
‘grande bellezza’ di Sarri ha solo sfiorato la grandezza. Cinque anni fa perse lo scudetto in albergo, adesso se l’è ripreso con gli interessi al termine
di un’annata straordinaria, scompaginando pronostici e avversari imprimendo un distacco abissale. Fonte Fanpage,it.